Dopo sette anni torna El Nino, il caldo record legato al fenomeno atmosferico di riscaldamento del Pacifico tropicale centrale e orientale. Ad annunciarlo è l’Organizzazione meteorologica internazionale (Wmo) che afferma che «l’arrivo del Nino aumenterà di molto la probabilità di battere i record di temperatura e innescherà più caldo estremo in molte parti del mondo e degli oceani». «La dichiarazione di El Nino da parte dell’Organizzazione meteorologica internazionale è il segnale ai governi nel mondo perché si preparino a limitare gli impatti sulla nostra salute, gli ecosistemi e le economie – ha dichiarato il segretario generale della Wmo, Petteri Taalas -. Avvisi tempestivi e azioni preventive verso gli eventi meteorologici estremi associati con questo grande fenomeno climatico sono vitali per salvare vite e mezzi di sostentamento». El Nino si verifica in media fra i 2 e i 7 anni, e dura fra i 9 e i 12 mesi. L’ultimo si era verificato nel 2016, e aveva contribuito (insieme all’effetto serra di origine umana) a rendere quell’anno il più caldo mai registrato.
El Nino aumenta le precipitazioni in parti del Sudamerica, il sud degli Stati Uniti, il Corno d’Africa e l’Asia centrale. Causa invece gravi siccità in Australia, Indonesia, parti dell’Asia meridionale, America centrale e nord del Sudamerica. Il fenomeno opposto del Nino, cioè il raffreddamento del Pacifico tropicale centrale e orientale, viene detto La Nina, ed è finito all’inizio del 2023.