L’arte come mezzo per trasformare l’esperienza dei pazienti stomizzati in un’opportunità espressiva e creativa che favorisce il loro benessere psicofisico. È questo il senso del progetto “Arte nei luoghi di cura”, promosso al Policlinico di Bari attraverso la stomaterapista dott.ssa Arianna Panarelli e gli operatori del Poliambulatorio chirurgico, di cui è responsabile il dott. Giuseppe Torchia. L’idea parte dal gruppo DNA e dal liceo artistico “Boccioni” di Milano, attraverso un percorso di formazione degli operatori arriva a Bari e trova il favore dei pazienti stomizzati. Si tratta di pazienti che hanno subito un intervento chirurgico che comporta la creazione di una stomia, ovvero un’apertura chirurgica che collega un organo interno all’esterno del corpo attraverso una piccola apertura sulla parete addominale che consente la raccolta di fluidi corporei. Questo intervento può rendersi necessario in seguito a malattie infiammatorie intestinali (come la malattia di Crohn o la colite ulcerosa), il cancro del colon o della vescica, le malformazioni congenite o le lesioni traumatiche all’intestino o alla vescica.
“Quando si affronta un intervento chirurgico che comporta la creazione di una stomia, il corpo subisce una metamorfosi profonda, che a sua volta comporta un cambiamento nel modo di vivere, pensare ed esistere. In questo processo l’arte diventa un potente strumento terapeutico che aiuta anche i caregiver a comprendere meglio il significato dell’esperienza di malattia. Questa sinergia stimola emozioni, abilità manuali e divertimento, oltre a instaurare una solida fiducia che è alla base di un percorso di cura efficace”, spiega il dottor Giuseppe Torchia.