I ristoratori di Bari vecchia contro Battiti Live. O meglio contro l’amministrazione. A scrivere alle istituzioni è l’associazione ‘We Are in Bari Vecchia’ composta da esercenti Ho.Re.Ca del centro storico interessati in varia misura dalle limitazioni alla somministrazione nelle aree esterne, in occasione dell’evento “Battiti live 2023.”
Gli imprenditori in particolare non intendono “contestare la legittimità della richiesta da parte della pubblica amministrazione di sospendere tale esercizio in limitate aree esterne a tutela degli interessi e sicurezza della collettività”, ma intendono esprimere “il totale dissenso per le modalità e i tempi con cui tale provvedimento è stato emesso. Infatti – spiegano – trattandosi di un evento pubblico di una certa importanza programmato da tempo, la notifica agli esercenti di tale misura il giorno prima è da considerarsi un gesto che denota un totale disprezzo nei confronti di imprenditori e lavoratori, impedendo loro di pianificare eventuali chiusure ed impedendo, peraltro, di predisporre le operazione di rimozione delle strutture oggetto dell’occupazione, quindi precludendo di fatto la possibilità di rispettare il provvedimento stesso”.
I ristoratori poi continuano: “Essendo, inoltre, il periodo in oggetto un momento particolarmente vivace per la città, ricca di convegni ed eventi culturali oltre che di turisti, la mancata comunicazione in tempo utile ai clienti della indisponibilità dello spazio esterno in periodo estivo, lede notevolmente l’immagine delle strutture d’accoglienza, in una città che ama definirsi a vocazione turistica ed in un momento storico in cui gli operatori commerciali sono già provati dalle vicissitudini storiche ed economiche ben note. Ci si chiede cosa abbia impedito all’autore del provvedimento di coinvolgere le attività interessate preventivamente rendendo possibile programmare il lavoro ed attutire il danno economico, che ne risulta invece amplificato. Ne risulta – concludono – una concezione dispotica del potere, sprezzante delle esigenze di chi lavora e fa impresa, in barba a quella “democrazia partecipata” usata come vessillo elettorale ed i cui principi sono tanto cari ai sottoscritti