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Bari, l'”ultimo” David Bowie sul palco del Piccinni

In scena “Lazarus”

Pubblicato da: redazione | Mer, 21 Giugno 2023 - 14:31
David Bowie

“Lazarus” è considerato il regalo d’addio di David Bowie al mondo. Un’opera rock imponente e straordinaria, presentata da Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro nazionale in esclusiva per l’Italia, che il Comune di Bari col Teatro Pubblico Pugliese porta a Bari al Teatro Piccinni domani, giovedì 22, e venerdì 23 giugno. Un inconsueto e per certi versi straordinario pezzo di “teatro musicale”, scritto da David Bowie poco prima della sua scomparsa insieme al drammaturgo irlandese Enda Walsh. L’artista, seppur piegato dalla malattia, con un commovente, faticoso sforzo creativo, ha voluto lasciare questo prezioso dono che si può considerare a tutti gli effetti, insieme al magnifico album Blackstar, uscito due giorni prima della morte, il suo testamento creativo.

ERT / Teatro Nazionale ha ottenuto i diritti in esclusiva nazionale e a otto anni dal debutto a New York, Lazarus va in scena in Italia con la regia del direttore di ERT Valter Malosti, che ne ha curato la versione italiana confrontandosi con lo stesso Walsh. Nel ruolo del protagonista, Newton, uno dei nomi di punta della musica italiana: Manuel Agnelli, cantautore e storico frontman degli Afterhours, da solista ai primi posti delle classifiche con l’album Ama il prossimo tuo come te stesso (2022). Al suo fianco, la cantautrice e polistrumentista vincitrice della XIV edizione di X-Factor Italia Casadilego e la coreografa e danzatrice Michela Lucenti. Un ricchissimo cast di 11 interpreti, che vede sul palco anche numerosi giovani attori/cantanti di talento: Dario Battaglia, Attilio Caffarena, Maurizio Camilli, Noemi Grasso, Maria Lombardo, Giulia Mazzarino, Camilla Nigro, Isacco Venturini; e 7 musicisti, tra i migliori della scena musicale italiana: Laura Agnusdei, Jacopo Battaglia, Ramon Moro, Amedeo Perri, Giacomo “ROST” Rossetti, Stefano Pilia, Paolo Spaccamonti. Il progetto sonoro e la produzione musicale sono di GUP Alcaro, collaboratore storico di Valter Malosti. Le luci di Cesare Accetta, le scene di Nicolas Bovey, le installazioni video di Luca Brinchi e Daniele Spanò, la cura del movimento di Marco Angelilli, la cura dei cori e le pratiche della voce di Bruno De Franceschi, i costumi di Gianluca Sbicca.

“L’assessorato alle Culture della città di Bari è onorato di portare in scena al Piccinni il regalo d’addio di David Bowie al mondo, con la traduzione e la regia di Valter Malosti che affida a Manuel Agnelli il ruolo da protagonista – commenta l’assessora Ines Pierucci -. Ospitare la storia del migrante interstellare protagonista dell’opera rock che il Duca bianco ha scritto prima della sua scomparsa significa offrire al nostro pubblico l’opportunità straordinaria di conoscere l’ultimo lavoro di un artista geniale, che con la sua musica e il suo talento poliedrico ha attraversato oltre 50 anni di storia lasciando un segno indelebile nell’immaginario e nella cultura mondiale.

Sin dall’inizio di questo mandato abbiamo detto di voler portare a Bari e nel teatro comunale Piccinni un respiro internazionale, e credo che questo evento in anteprima della stagione comunale 2023/2024 risponda appieno alla nostra visione”.

L’opera –  La prima rappresentazione di Lazarus ha avuto luogo il 7 dicembre 2015 al New York Theatre Workshop di Manhattan, e quella è anche stata l’ultima apparizione pubblica di Bowie che sarebbe scomparso appena un mese dopo (il 10 gennaio 2016). A più di 50 anni dal romanzo originale “The Man Who Fell to Earth” di Walter Tevis (lo stesso autore del libro che ha dato origine alla fortunata serie televisiva La regina degli scacchi / The Queen’s Gambit), e a 40 dall’omonimo film di Nicholas Roeg, che ha visto Bowie nella sua miglior prova come attore, l’artista britannico ha scelto di riprendere in Lazarus le fila dell’infelice storia del migrante interstellare Newton, costretto a rimanere sulla Terra. Ha scritto insieme a Walsh un labirintico sequel de L’uomo che cadde sulla terra, “forse – commenta Malosti – per concludere anche quel capitolo rimasto in sospeso, per liberare o liberarsi di quel personaggio, così come aveva fatto nel video di Blackstar con l’altrettanto malinconica epopea del Major Tom di Space Oddity e ancor prima con Ziggy Stardust, di cui ha inscenato la morte alla fine del tour del 1973, riponendo poi il manichino coi vestiti di Ziggy nella magnifica mostra David Bowie is, in una teca-sarcofago simile a quella di Biancaneve o a una camera di ibernazione”.

Nella versione di Bowie e Walsh, l’alieno è ancora prigioniero sulla Terra, sempre più isolato nel mondo, chiuso nel suo appartamento, in preda alla depressione e vittima dei suoi fantasmi e della dipendenza dal gin: un moribondo che non riesce a morire. In questa situazione disperata Newton riceve segnali dal passato attraverso la TV, capta visioni del futuro generate dalla sua mente, mescola realtà e sogni ad occhi aperti. Vari personaggi (fantasmi? proiezioni mentali?) si aggirano nello spazio claustrofobico dell’appartamento di Newton (o nel continuum devastato della sua mente?). Ma per Bowie la figura dell’alieno rappresenta tutti i “diversi”, o meglio quelli che la società considera tali. “Bowie – afferma ancora Malosti – era un’antenna sensitiva dello spirito del tempo e delle arti, percepiva umori e atmosfera, e poi digeriva e rimescolava tutto in una sintesi geniale, direi alchemica, visto il suo interesse per questa materia, in cui l’androginia e l’energia dionisiaca fanno esplodere l’interiorità e l’identità in mille frammenti e altrettante maschere”. “Alla luce della sua morte – prosegue il regista – tendiamo a leggere tutto ciò che Bowie ha creato nei suoi ultimi anni come allegoria autobiografica, specialmente quando ci viene data una serie di indizi apparentemente ovvi come quelli che troviamo in Lazarus. Ma Bowie, come sempre nelle sue creazioni e nei suoi alter ego, sta usando la persona di Newton, mobilitandola come veicolo per una serie di temi costanti che troviamo nella sua musica: l’invecchiamento, il dolore, l’isolamento, la perdita dell’amore, l’orrore del mondo e la psicosi indotta dai media. Newton è allo stesso tempo Bowie e non è Bowie”. Lo spettacolo include numerosi brani tra i più celebri di Bowie e quattro inediti scritti appositamente, legati in modo da costruire una frammentata e affascinante drammaturgia parallela, tra cui il capolavoro che dà il titolo all’opera.

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