Microplastiche ormai quasi ubiquitarie negli oceani e capaci di trasportare microrganismi patogeni; i composti chimici Pfas rinvenuti fino al Polo Nord; batteri e virus nocivi presenti in quantità sempre maggiori a causa del cambiamento climatico. Sono alcune delle spie del peggioramento della salute dei mari rilevate dal progetto ‘Sea Care’. Il progetto, i cui primi dati sono stati presenti all’Istituto Superiore di Sanità nel corso del convegno ‘Mare e Salute’, è frutto della partnership tra Iss, Sistema Nazionale per la Protezione Ambientale (SNPA), Marina Militare e alcune Università. Il progetto Sea Care punta a tracciare una mappa globale della salute dei mari e degli oceani attraverso la raccolta di campioni di acque prelevate dai ricercatori Iss lungo le rotte della nave scuola Amerigo Vespucci e di altre unità navali della Marina Militare, come la nave Francesco Morosini, al momento in navigazione nell’Indo-Pacifico.
“Il mare ha un ruolo centrale nell’equilibrio dell’ecosistema, che riguarda anche la nostra salute e il nostro benessere ed è per questo stiamo cercando di mettere a sistema tutte le nostre conoscenze per valutare il suo stato di salute, secondo un approccio ‘One-water for ‘One-health'”, ha dichiarato il direttore generale dell’Iss Andrea Piccioli. “Il mare ricopre il 70% della superficie del pianeta e si stima che il cibo del prossimo secolo proverrà per il 40% dal mare. Gli oceani assorbono il 25% dell’anidride carbonica e producono il 50% dell’ossigeno. Ecco perché è fondamentale che i mari siano puliti”, ha affermato l’ammiraglio Enrico Credendino, capo di stato maggiore della Marina Militare, che ha precisato che “molte delle sfide e delle opportunità dal nostro tempo provengono e si svolgono sul mare e i suoi fondali. Queste sfide si vincono giocando insieme”.
Le prime analisi del progetto Sea Care hanno documentato un peggioramento della salute delle acque come conseguenza dell’attività umana e dei cambiamenti climatici. I batteri appartenenti al genere Vibrio, per esempio, si stanno moltiplicando nei luoghi in cui erano già presenti e stanno colonizzando aree finora indenni. In alcuni campioni in mare aperto, in siti diversi, è stata rilevata la presenza del virus SarsCoV2, derivante probabilmente da scarichi di acque reflue inefficienti in alcune aree del pianeta. Confermata anche la pervasività delle microplastiche, presenti in maggiori quantità nei mari chiusi come il Mediterraneo.
Il progetto ha inoltre scoperto che le microplastiche possono a loro volta ‘trasportare’ microrganismi potenzialmente pericolosi per l’uomo, favorendone la loro diffusione in aree diverse da quelle di origine. Anche i Pfas (sostanze perfluoro alchiliche) sono sempre più diffusi nei mari, tanto che sono state trovate tracce di queste sostanze nella gran parte delle acque nazionali e internazionali, anche in campioni raccolti al Polo Nord. Le concentrazioni, al momento, non sono preoccupanti per la salute dell’uomo, anche se il fenomeno conferma la diffusione planetaria di questi inquinanti. “L’impronta dell’attività umana è evidente in tutte le latitudini, come hanno dimostrato i primi viaggi compiuti in quattro oceani e dieci mari del pianeta”, ha aggiunto Piccioli. “Lo è al punto che vi abbiamo ritrovato sostanze chimiche persistenti usate negli ultimi cinquant’anni fino alle tracce del recente virus Sars-Cov2, che è stato per noi un risultato inatteso”, ha concluso.
“Tutela della salute e salvaguardia dell’ambiente rappresentano un binomio indivisibile“. È importante “focalizzare l’attenzione sul profondo legame che intercorre tra il mare e la salute umana e sulla necessità, sempre più urgente, di prenderci cura degli ecosistemi marini”. È tanto ha affermato il ministro della Salute Orazio Schillaci in un messaggio inviato in occasione del convegno. In linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, siamo impegnati ad attuare politiche e comportamenti che diano impulso a un processo virtuoso di transizione ecologica, favorendo un uso sostenibile delle risorse ambientali”, ha affermato Schillaci. “È questo un approccio valorizzato nel Pnrr, di cui ‘Salute’ e ‘Transizione ecologica’ rappresentano due specifiche missioni, e nel Piano Nazionale per la Prevenzione 2020-2025 del ministero della Salute”.