“Per mio figlio ho paura, ma ne ha anche lui: capita sempre più spesso che preferisca non uscire piuttosto che rischiare. Ci vorrebbero più controlli per arginare il fenomeno delle baby gang, sensibilizzare solo non basta più”. A raccontarlo a Borderline24 è una mamma barese, il cui figlio, 15enne, è stato recentemente vittima di un atto di bullismo da parte di una baby gang. Ma non si tratta di un caso isolato, la stessa paura è condivisa anche da altre mamme e papà, soprattutto in seguito agli episodi che si sono verificati negli ultimi giorni. Ma andiamo per gradi.
Dalla paura della violenza all’assenza di spazi e attività “finanziate dal Comune”, che possano permettere a tutti di “allontanarsi dalla strada”, sino ad arrivare alla carenza di controlli e alla consapevolezza di un fenomeno “sempre esistito” ma oggi reso più grave, secondo i genitori, dal “distanziamento sociale” che creano smartphone e social, in generale. Sono solo alcune delle questioni che preoccupano gli adulti che vivono sempre con più paura le uscite in città dei propri figli. “Non tutti possono permettersi di tenere impegnati con molte attività i propri figli – ha spiegato la mamma – il più delle volte sono associazioni o enti privati a organizzare cose, spesso a pagamento. I nostri figli, se non fosse per queste poche opportunità, sarebbero abbandonati a loro stessi. In alcuni luoghi ci sono gli spazi, ma manca la presenza costante sul territorio da parte delle istituzioni, affinché si crei socialità e affinché i ragazzi non restino soli. Mio figlio si trovava in zona di piazza del Ferrarese, in una parallela di via Sparano, quando un ragazzino, accompagnato da un gruppetto di amici, dopo avergli urtato la spalla, gli ha dato un pugno. Lui si è saputo difendere, perché pratica uno sport che gli ha insegnato come fare, ma non è concepibile pensare che un ragazzino debba sentirsi in pericolo nella sua città. Per fortuna non era solo. La paura c’è, ma è molta di più la rabbia: ho insegnato a mio figlio a non usare mai la violenza, il fatto che accadano certe cose vanifica tutto” – ha evidenziato sottolineando che a Bari “non ci si sente sicuri” e “servirebbero più controlli, ma anche più presenza sul territorio”.
“I ragazzi oggi sono soli – ha proseguito – non basta solo sensibilizzare nelle scuole. Alcuni compiono questi gesti di violenza per moda, altri perché si sentono abbandonati e non hanno famiglie al proprio fianco pronti ad ascoltarli. Si parla tanto di educazione e di lotta al bullismo, ma non si può contare solo su quella delle famiglie e delle scuole. I ragazzi non devono essere lasciati soli neanche dalle istituzioni, mentre personalmente, di solitudine ne vedo tanta. In alcuni posti i pochi spazi a disposizione sono in stato di degrado e non c’è nulla che permetta ai giovani di sperimentare altre vie possibili per vivere. Nel Municipio 5, per esempio, c’è qualche parchetto, playground, ma nient’altro. Se gli stessi territori non offrono nulla ai ragazzi, come si può pretendere che cambino strada. Mio figlio ripete sempre di essere un bravo ragazzo, proprio per questo, spesso non esce: per evitare di vivere certe situazioni. Alcuni hanno paura persino di andare sul bus o in stazione. Non è giusto” – ha concluso.
Non si tratta di un caso isolato, solo pochi mesi fa, una mamma, in seguito agli atti di violenza nei confronti dei bus Amtab, aveva evidenziato l’assenza di sicurezza in città e sui mezzi. Ma non solo, come raccontato in un articolo pubblicato su Borderline24, ci sono quartieri che si sentono “prigionieri delle baby gang” e in cui i cittadini, adulti e non, sono testimoni quasi ogni giorno di atti di violenza. Preoccupazioni a cui fanno eco quelle di un’altra mamma. Anche in questo caso suo figlio è stato vittima di atti di violenza da parte di baby gang: la prima volta alle spalle dello Sheraton, la seconda nel parco Rossani. “A Bari non c’è nulla, gli spazi sono involucri vuoti. Purtroppo quando c’è carenza di attenzione e i ragazzi vengono lasciati soli è normale che fenomeni come questi prendano il sopravvento – ha spiegato – una soluzione? I controlli. Non sarebbe sicuramente la soluzione concreta, ma almeno un deterrente. Mio figlio è stato preso alle spalle allo Sheraton e poi al parco Rossani. Non se l’aspettavano, ma adesso non escono più da soli, solo in gruppo. Per fortuna gli aggressori sono stati identificati. Mio figlio probabilmente non me l’avrebbe detto, ha paura che gli proibisca di uscire, non lo farei mai, ma i timori ovviamente ci sono. Fortunatamente sono attenta e in entrambi i casi è stato impossibile non venire a conoscenza dell’accaduto. Purtroppo di queste questioni si parla anche troppo, ma non basta parlarne. Bari non ha vigili e non intende prenderne altri, se ce ne fossero di più in giro, come accade in altre città, forse sarebbe possibile sentirsi più sicuri. Anche per i turisti, non solo per i nostri figli e cittadini. I ragazzini oggi sono abbandonati a sé stessi, se non hanno una struttura solida alle spalle vanno in giro a far vedere che sono forti. Queste cose succedevano anche anni fa, questo non è da mettere in dubbio. Ora se ne parla sicuramente di più, ma il vero problema è che non è cambiato molto, anzi, è solo peggioratala situazione. I social non aiutano, manca l’abbraccio da parte delle istituzioni” – ha detto ancora.
“Una soluzione ci sarebbe – ha aggiunto infine la mamma – nel 2019, con la riforma dello sport, si è prevista la costituzione dei centri sportivi scolastici per offrire lo sport gratuitamente a tutti gli studenti da elementari a superiori nelle ore extracurricolari. Visto che molte scuole non hanno la palestra si è pensato di creare delle reti con le Asd e i comuni per mettere a disposizione tutte le strutture e tutte le discipline sportive. I costi dell’ attività sportiva li sostiene il MIUR. I dirigenti scolastici non hanno colto l’ opportunità, però lo sport, ritengo sia forse l’ unico mezzo efficace per fare calare drasticamente il fenomeno delle baby gang. Speriamo qualcosa cambi presto” – ha concluso.