Continuano ad aumentare le morti sul lavoro in Italia con un bilancio ancora nefasto per il primo quadrimestre. Sono 264 le vittime infatti rilevate tra gennaio e aprile 2023. E la media è impressionante con 66 decessi al mese e più di 15 alla settimana. La Puglia è una delle regioni dove si registra ancora il maggior numero di decessi. Ancora in Lombardia il maggior numero di vittime in occasione di lavoro (42). Seguono: Veneto (23), Piemonte (18), Emilia-Romagna (17), Lazio (16), Campania (14), Sicilia (12), Toscana (11), Puglia (10), Marche e Abruzzo (8), Umbria (7), Liguria (6), Sardegna, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige (4), Calabria (2) e Valle d’Aosta (1). (Nel report allegato il numero delle morti in occasione di lavoro provincia per provincia).
Nel primo quadrimestre del 2023, secondo l’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre, è sempre il settore trasporti e magazzinaggio a registrare il maggior numero di decessi in occasione di lavoro: sono 37. Ed è seguito dalle attività manifatturiere (23), dalle costruzioni (18) e dal commercio (17).
La fascia d’età numericamente più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è sempre quella tra i 55 e i 64 anni (80 su un totale di 207). Le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro da gennaio ad aprile 2023 sono 14, mentre in 7 hanno perso la vita in itinere, cioè nel percorso casa-lavoro. Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro sono 36, mentre sono 11 quelli deceduti a causa di un infortunio in itinere. Il venerdì è il giorno ‘nero’ della settimana, ovvero quello in cui si è verificato il maggior numero di infortuni mortali nel primo quadrimestre dell’anno (19,8%).
In zona rossa nel primo quadrimestre 2023 con un’incidenza superiore al 25% rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio, pari a 9 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori) sono: Umbria, Valle D’Aosta, Abruzzo e Marche. In zona arancione: Veneto, Piemonte, Liguria, Lombardia e Sicilia. In zona gialla: Campania, Emilia-Romagna, Trentino-Alto Adige, Puglia, Friuli-Venezia Giulia, Sardegna, Lazio e Toscana. In zona bianca: Calabria, Basilicata e Molise.
“Il lavoro continua inesorabilmente a mietere vittime nel nostro Paese – commenta Mauro Rossato, presidente dell’osservatorio – E il bilancio, dopo un terzo dell’anno, appare davvero nefasto. Una proiezione sconfortante che colpisce, soprattutto, quando si tratta di giovanissimi lavoratori. E, infatti, l’incidenza di mortalità di chi ha un’età compresa tra i 15 e i 24 anni è il 50% in più dei colleghi che hanno un’età compresa tra i 25 e i 34 anni (7,9 infortuni mortali ogni milione di occupati contro 5,1). Se poi dal confronto con l’anno scorso possiamo considerare positivamente la diminuzione del 26,4% degli infortuni denunciati, dobbiamo però ricordare come nel 2022, e in particolare nei primi mesi dell’anno, fossero ancora molti gli infortuni denunciati connessi al Covid che oggi, invece, hanno poco peso nelle statistiche”.
INFORTUNI. Le denunce di infortunio sono in diminuzione del 26,4% rispetto a fine aprile 2022. Erano, infatti, 254.493 ad aprile 2022. Nel 2023 sono scese a 187.324. E il decremento risulta essere maggiormente significativo nel settore della Sanità – lo scorso anno le denunce erano 40.042, mentre a fine aprile 2023 sono diventate 9.119 – a conferma della quasi totale scomparsa degli infortuni connessi al Covid dalle statistiche. Un vero e proprio stravolgimento di dati rispetto al 2022: alla fine dello scorso anno, circa il 17% degli infortuni denunciati erano correlati al virus.
Nella graduatoria del nuovo anno per settore, il maggior numero di denunce arriva dalle Attività Manifatturiere (21.529). Seguono: Costruzioni (9.195), Sanità (9.119), Trasporto e Magazzinaggio (9.018) e Commercio (8.742).
Le denunce di infortunio delle lavoratrici italiane nel primo quadrimestre dell’anno sono state 68.072, quelle dei colleghi uomini 119.252. Ultimo, ma non meno importante il dato relativo alle denunce degli infortuni dei giovanissimi. Fino a 14 anni si rilevano 20.859 denunce (oltre il 11% del totale).