Nella tifoseria biancorossa, la parola “idolo” viene associata a pochi calciatori. Eppure, nell’ultracentenaria storia del Bari, non sono mancati i campioni che hanno dato lustro alla società barese. Tra gli idoli indiscussi e tra i personaggi più amati dai sostenitori del galletto, c’è senza dubbio Sandro Tovalieri, grande attaccante negli anni 90 ma anche accanito sostenitore e tifoso del Bari. Tovalieri si è concesso a un’intervista in esclusiva ai microfoni di Borderline24.com per raccontare la sua carriera e per fare il punto sui galletti, attesi dalla gara 2 della semifinale playoff contro il Südtirol.
Per tutti gli appassionati di calcio lei è il “Cobra”. Come mai questo soprannome e quando è stato coniato?
“E’ un soprannome che mi diedero i miei compagni di squadra del Bari: Fontana, Bigica e Montanari su tutti. Facemmo un giochino nello spogliatoio, vale a dire dare un soprannome a tutti i componenti della rosa e per il sottoscritto venne fuori “il Cobra” perchè rapinatore d’area: “Mozzicavo e scappavo”. Ormai non mi chiama più nessuno Tovalieri.”
Qualche settimana fa è tornato a Bari e si è seduto…in panchina. Quali emozioni ha provato nel rivedere quella curva piena e quel manto erboso che l’ha vista protagonista?
“C’era anche Pietro Maiellaro. Tornare sul quel terreno di gioco è stata un’emozione meravigliosa. Bellissimo stare in tribuna o in curva, ma rimettere i piedi su quel campo che mi ha regalato tante soddisfazioni è stato fantastico. Abbiamo fatto tante foto, il giro del campo, tutto bellissimo. Il mio legame con Bari è così forte che nessuno potrà mai distruggerlo.”
Attualmente vive nei pressi di Roma. Sempre nel mondo del calcio?
“Sono il responsabile del settore giovanile di una squadra che milita nel campionato d’Eccelenza, ma ora siamo in vacanza.”
Cosa vuol fare da “grande” Sandro Tovalieri?
“Ho già fatto tutto, ormai sono anzianotto. Mi piace lavorare con i giovani e scoprire nuovi talenti da segnalare a diverse società. Ultimamente in Italia i settori giovanili sono venuti un pò a mancare.”
I tifosi del Bari la vedrebbero molto bene nella società biancorossa. Che ruolo le piacerebbe ricoprire? Ha mai parlato con i De Laurentiis?
“Ho avuto il piacere di conoscere e salutare Luigi De Laurentiis in occasione della prima partita della nuova era, in serie D. Mi fece tanti complimenti ma non abbiamo mai affrontato altri argomenti, non sono il tipo che si propone. Se dovesse arrivare una chiamata dal Bari, mi metterei subito in auto e verrei di corsa. Per quanto concerne il ruolo, mi piacerebbe fare da trait d’union tra la società e la tifoseria, come accade anche in altre società. Avere un rapporto diretto con la tifoseria e i club. Si, mi piacerebbe…”
Veniamo alla sua lunga e prolifica carriera da bomber. Tutto è iniziato nei primi anni 80 nella giovanili della Roma…
“All’età di 11 anni indossavo già la maglia della Roma. Ho fatto tutta la trafila nel settore giovanile, vinto uno scudetto con gli Allievi nazionali e un torneo di Viareggio con la Primavera.”
Lei è tifoso del Bari, ma anche della Roma. Giallorossi beffati dal Siviglia nella finale di Europa League. Solo sfortuna e qualche decisione arbitrale poco felice?
“La Roma ha fatto una partita importante. Giocavano contro una squadra che arrivava dalla Champions e che aveva già vinto sei edizioni dell’Europa League. L’arbitro in qualche situazione non ha favorito i giallorossi, per non parlare del calcio di rigore fatto ripetere. Ma le occasioni ci sono state, penso a quella clamorosa di Abraham. Rimane comunque un percorso europeo splendido con due finali conquistate in due anni.”
Tornando alla sua carriera, quali le stagioni più esaltanti e quali quelle meno fortunate?
“In linea di massima le mie esperienze sono state quasi tutte positive, andando sempre in doppia cifra. A 17 anni ho fatto 10 gol a Pescara, 10 ad Arezzo, 8 gol con la Roma in Coppa Italia vincendo il trofeo, magari solo ad Avellino avrei potuto fare qualcosa di più, ma ero troppo giovane. Non posso dimenticare altre stagioni meravigliose come quelle di Bari, Perugia, Genova sponda Samp, Ancona o Cagliari: 17 reti nonostante la retrocessione. Ho sempre sudato qualsiasi maglia abbia indossato e sono fiero dei miei 143 gol realizzati tra i professionisti.”
A Bari giunse nel 1992 e andò via nel 1995 tra qualche polemica e mille rimpianti.
Lei che ha anche scritto un libro (“Cobra, vita di un centravanti di strada”), cosa racconterebbe in un’opera dedicata al suo periodo barese?
“Avrei tante cose da scrivere. Al di là dei 40 gol fatti in biancorosso, sono stati i rapporti umani instaurati la cosa più bella e che metterei maggiormente in risalto. Titolo del libro? “Amore umano”, perchè quello che mi hanno regalato i tifosi del Bari è un qualcosa di straordinario. Ma anche mia moglie e i miei figli hanno ricevuto tanto affetto. Ricordo le loro lacrime quando andammo via da Bari. Mio figlio è un grande tifoso del Bari. E’ venuto diverse volta a Bari per tifare i galletti.”
Nel capoluogo pugliese ha anche trovato e consolidato tante amicizie, sia fuori che dentro dal campo. Penso ad esempio alla bella amicizia con Igor Protti, ma non solo…
“Il rapporto con i miei compagni di squadra era speciale perchè tra di noi non c’erano gelosie o invidie. Ci si sosteneva a vicenda. E tutto questo ha portato anche dei risultati in campo. Ma a Bari ho anche tanti amici tra i tifosi. Torno sempre volentieri nel capoluogo pugliese.”
Quanti gol farebbe la coppia Protti – Tovalieri in questa serie A?
“Il calcio è cambiato ma è indubbio che le nuove regole ci avrebbero agevolato. Per non parlare della nuova moda della costruzione dal basso, mi sarei divertito parecchio. Se nel campionato 93-94 ne abbiamo fatti 20 in due, in questa serie A ne faremmo almeno il doppio e, magari, avremmo anche conquistato un posto in nazionale.”
C’è un Sandro Tovalieri nel calcio italiano dei giorni nostri?
“Qualcuno c’è, penso ad esempio a Ciro Immobile. Ma è cambiato anche il ruolo dell’attaccante. Ai miei tempi, durante i corner, io e Protti restavamo alti per sfruttare le ripartenze. Invece, nel calcio attuale, anche le punte devono stare in area a difendere.”
A proposito di bomber, nella sua ultima visita al San Nicola in occasione di Bari Frosinone, ha incontrato e dialogato con Mirco Antenucci. Cosa vi siete detti?
“Voglio ringraziarlo pubblicamente: mi ha regalato la sua maglia e mi ha riempito di complimenti. Mi sono emozionato perchè l’ho sempre seguito e stimato.”
E veniamo proprio al Bari di Antenucci e compagni. Biancorossi sconfitti nella gara d’andata della semifinale playoff dal Südtirol. Sconfitta meritata? Cos’è mancato agli uomini di Mignani?
“Non è stata una sconfitta meritata perchè il pareggio sarebbe stato il risultato più giusto. Il Bari non ha fatto la partita che mi aspettavo: i playoff si devono giocare con molta accortezza ma bisogna anche sviluppare gioco, come hanno fatto Cagliari e Parma nell’altra semifinale. Quando hai a disposizione due risultati su tre, alla fine la fregatura la becchi. I calcoli puoi farli a 15-20 minuti dalla fine, ma non dal fischio d’inizio. A Bolzano si è visto un Bari sotto tono, ma la squadra di Mignani è nettamente più forte del Sudtirol. Volevano accontentarsi del pareggio e questa scelta non l’ho condivisa.”
Eppure il Bari era sceso in campo con tre punte, ma di tiri in porta neanche l’ombra..
“Quando ho visto la formazione mi sono gasato e mi sono detto: ottimo, andiamo a giocarcela per vincere. Pensavo che avremmo potuto creare diversi pericoli alla porta altoatesina. Invece è stata una partita povera di occasioni: la squadra di Bisoli aveva paura d’attaccare, noi con questi passaggi laterali che non conducevano a nulla. Poi è arrivato quel gol nel finale: bravi loro a sfruttare una nostra disattenzione.”
Reparto avanzato biancorosso: Cheddira non è quello del girone d’andata. Esposito va a corrente alternata. Antenucci non è brillante. Per Scheidler continua la fase involutiva, mentre Ceter è perennemente infortunato. C’è poco da stare allegri…
“Nel corso del campionato possono starci delle flessioni. Cheddira ha disputato un grande girone d’andata. Sono tutti attaccanti forti in grado di realizzare giocate o reti decisive. Ma il Bari non dipende solo dagli attaccanti, ci sono anche diversi centrocampisti in grado di trovare la via della rete, Folorunsho su tutti.”
Domani si torna in campo in un San Nicola stracolmo di passione. Attesi 50mila spettatori: un peso o una spinta per i calciatori del Bari?
“Ho avuto il piacere e l’onore di giocare al ‘San Nicola” davanti a 58mila spettatori e la pressione la sentivano solo gli avversari. Uno stadio così pieno non può che caricarti. Non ho mai sofferto la pressione del ‘San Nicola’ e spero che i ragazzi possano sentire entusiasmo e non pressione, altrimenti condizionerebbero la loro prestazione. Devono scendere in campo sapendo che ci sono 50mila persone dal vivo e tante altre davanti all Tv, che tifano per loro.”
Biancorossi chiamati a vincere, contro un Südtirol che sa difendersi molto bene. Che partita dovrà fare la squadra di Mignani?
“Quando sei costretto a rimontare, nei primi 20/25 minuti devi essere propositivo, senza rischiare nulla. Gli avversari devono sentire il fiato sul collo dei 50mila del ‘San Nicola’. L’ideale sarebbe sbloccarla nei primi minuti, per poter gestire al meglio le energie fisiche e mentali.”
Nell’altra semifinale, gol e spettacolo tra Cagliari e Parma: chi vede favorito? E quale squadra teme di più per un’ipotetica finale?
“Non vedo una favorita. Il Cagliari in panchina ha un grande tecnico come Ranieri. Ma il Parma ha tanta qualità: un 50% di possibilità a testa. Il Bari invece lo vedo favorito: 60% di possibilità di raggiungere la finale.”
Se il Bari dovesse andare in serie A, i De Laurentiis dovrebbero cedere la società in 30 giorni. Ma se i biancorossi dovessero restare in B, si augura comunque un passaggio di consegne?
“Non condivido il pensiero dei tifosi che parlano di freno a mano e robe simili. Questa società vuole assolutamente la serie A. Se non vuoi lottare per la promozione non disputi un campionato del genere. In caso di promozione sono certo che lascerebbero il Bari in buone mani. Se dovessimo restare in B non credo ci saranno i presupposti per vendere perchè punteranno con ancora più decisione alla promozione. Certo, la multiproprietà è un peso, ma si dicevano le stesse cose anche a Salerno. Poi Lotito ha portato i granata in serie A. Adesso la priorità è la gara di ritorno contro il Sudtirol.”