Hanno indossato una maschera bianca sul viso, per ricordare che i lavoratori sono tutti uguali. E una maglietta che recita “al lavoro sicuri”. Davanti alla Prefettura di Bari, decine di studenti e lavoratori si sono riuniti per un flashmob organizzato da Cgil, Cisl e Uil provinciali per chiedere “più attenzione alle istituzioni sul fenomeno delle morti sul lavoro”. Durante la manifestazione è stato osservato anche un minuto di silenzio che, hanno spiegato i sindacati, “a volte vale più di mille parole e denunce”. In molti hanno mostrato cartelli con su scritto “basta parole, servono i fatti”. Azioni concrete che i sindacati chiedono alla prefetta di Bari, Antonella Bellomo, alla quale hanno chiesto un incontro.
“Oggi è per noi una importante giornata di mobilitazione contro le tante morti sul lavoro che si susseguono sul nostro territorio – dice la Cgil – È una mobilitazione silenziosa perché il nostro silenzio sia più assordante di mille parole. Su scala nazionale sono già 100 le morti sul lavoro nel 2023. A Bari il dato è raddoppiato rispetto allo scorso anno. I contratti sempre più precari, i controlli sempre meno presenti fanno sì che lavorare diventi sempre più pericoloso. Oggi c’è bisogno di risposte concrete, le parole ascoltate fino ad ora non hanno portato ai risultati attesi”.
“Siamo in piazza a Bari con Cgil e Cisl per dire basta alla strage nei luoghi di lavoro, dopo l’ennesima morte di un lavoratore edile a Capurso – commenta ancora la Uil Puglia. Al Prefetto abbiamo ricordato che l’obiettivo #ZeroMortiSulLavoro si raggiungerà solo se ci sarà un impegno deciso di tutti, a cominciare dalle istituzioni e dalla politica, a ogni livello, mettendo in campo misure concrete. Ribadiamo – conclude il sindacato – le nostre proposte: più controlli attraverso l’assunzione di ispettori (quelli assunti finora sono pochi), leggi più stringenti e severe e una procura speciale, la creazione di una cultura della sicurezza sul lavoro a partire dalle scuole, esclusione dai bandi pubblici per quelle aziende che non rispettano gli standard di sicurezza e non applicano i contratti nazionali di settore sottoscritti dai sindacati più rappresentativi”.