Avrebbero rubato sei tonnellate di rame dai parchi eolici del Basso Molise, Puglia, Basilicata e Campania: per questa ragione, sette persone sono state arrestate, su un totale di 18 indagati e quattro sono ora ricercate (in quanto risultate irreperibili) per l’esecuzione delle misure cautelari. Delle tonnellate di rame trafugati, 615 chili sono stati recuperati in seguito a diverse perquisizioni effettuate dai carabinieri delle Compagnie di Campobasso e Larino, i provinciali di Barletta, Andria, Trani, Bari, Foggia, Cerignola con l’ausilio, inoltre, dei nuclei cinofili di Chieti e Modugno (Bari).
L’operazione, denominata ‘Vento Rosso’, è stata illustrata a Larino dal procuratore capo di Larino Elvira Antonelli, dal tenente colonnello Luigi Dellegrazie, dal sostituto procuratore Marianna Meo e dal comandante della locale compagnia Christian Petruzzella. Il blitz, che ha preso il via questa mattina all’alba, ha permesso di bloccare tre gruppi di criminali dediti al furto e alla ricettazione di rame
Il blitz è scattato all’alba e ha permesso di bloccare tre gruppi criminali dediti al furto e ricettazione di rame che operava nei parchi eolici del centro-sud Italia. Le indagini, sono partite, in particolare, nel febbraio 2022 e sono durate circa un anno. Nel corso di queste ultime sono stati accertati 13 furti ai danni di impianti per la produzione di energia rinnovabile. L’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Meo, è partita in seguito a un furto avvenuto ai danni di torri eoliche situate a San Martino in Pensilis (Campobasso) e ad Ururi (Campobasso).
Le indagini sono poi state estese dal Basso Molise sino a diverse città della Campania, Basilicata e Puglia fino all’identificazione di tre gruppi di malviventi che operavano in associazione tra loro. Il primo gruppo era specializzato nel rubare il rame che veniva poi trasportato in alcuni luoghi dove, dopo essere stato sguainato tramite l’ausilio di attrezzi specifici, veniva inviato ad un’altra squadra che si occupava di contrattare con i ricettatori per piazzare la refurtiva sul mercato nero dove veniva venduta a quasi 5 euro al chilo, con guadagni cospicui, per danni che ammontano invece a circa un milione di euro per i furti e a oltre tre milioni per l’energia sottratta a produzione e distribuzione. La base operativa dei malviventi era situata in Puglia, in particolare a San Ferdinando di Puglia, tra loro 12 di nazionalità straniera e sei pugliesi, di cui tre donne.
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