“C’è chi riesce a reggere tutte le emozioni che si provano, chi no. Non è facile, ma sapere di poter strappare un sorriso a chi vive un momento di difficoltà ci ripaga di tutto. Non vogliamo essere considerati eroi, non ci interessa. Vogliamo solo continuare questo percorso, ci crediamo molto”. A raccontarlo a Borderline24 è Nicoletta Denicolò, presidente dell’associazione VIP Bari Odv Bari, realtà che nasce nel 2005 e fa parte della Federazione VIP, Viviamo In Positivo Italia Odv, che collega e coordina una settantina associazioni VIP sparse in tutto il territorio italiano e Repubblica di San Marino.
Obiettivo dell’associazione, oltre a garantire una formazione costante avanzata e specialistica ai 4mila volontari clown che prestano servizio nelle 140 strutture ospedaliere sanitarie presenti in tutta Italia, anche quella di promuovere il “vivere positivo” il volontariato clown in ogni situazione di disagio fisico o sociale, in Italia e nel mondo. Dietro quelle maschere da clown sulle quali spuntano sorrisi, ci sono però le difficoltà di chi, avendo scelto questo percorso proprio per la sua sensibilità, deve lasciare fuori il proprio mondo, per regalare gioia a chi vive momenti difficili. Fattore quest’ultimo, non sempre facile, al contrario, evidenzia Nicoletta. Ed è questa la ragione per cui, i clown, vengono poi definiti, pur senza che questi ultimi vogliono attribuirsene il merito, come “eroi del sorriso in corsia”.
“Quando arriviamo in ospedale siamo delle persone, poi ci trasformiamo e nel momento in cui ci vestiamo da clown entrando in corsia, dobbiamo lasciare andare tutto quello che c’è dietro – spiega Nicoletta – tentiamo di trasformare l’ospedale in qualcosa che non è portando i bambini, tramite l’immaginazione, in altri posti. Vale lo stesso per i genitori, loro sono fondamentali in questo passaggio. Ai bambini tentiamo di regalare un momento diverso, un mondo diverso, mentre ai genitori regaliamo del tempo per sé stessi, lontani dalla quotidianità che sono costretti a vivere ogni giorno in ospedale, al fianco dei bimbi che soffrono. I veri protagonisti sono loro, non noi” – sottolinea.
Affrontare questi momenti non è facile, c’è infatti una lunga preparazione prima di andare in corsia che comprende anche l’ausilio e il supporto costante dei trainer, alcuni dei quali, in questo caso specifico, sono anche psicologi. “Un valore aggiunto, anche se non è un requisito fondamentale quello dell’avere psicologi in associazione. Noi ci alleniamo ogni due venerdì per prepararci a quella che è poi l’improvvisazione che avverrà nelle stanze – prosegue la presidentessa – non possiamo sapere chi incontreremo, le variabili sono molte e dobbiamo essere pronti ad affrontarle tutte”. Per prepararsi, i volontari, incontrano dei trainer che propongono loro giochi che verranno utilizzati poi in corsia, ma non solo. “Gli allenamenti servono anche a creare empatia tra di noi. Siamo volontari, ma spesso non ci conosciamo tra noi. Gli allenamenti ci offrono gli strumenti per poter creare sinergia e per poter inventare qualcosa. Dobbiamo riuscire a distogliere l’attenzione dei piccoli pazienti catapultandoli in un posto lontano dalla malattia che stanno affrontando. Il percorso per diventare clown non è facile: un clown che inizia non è poi lo stesso clown che va in corsia. Tendiamo a lasciare andare la parte di noi più emotiva, perché non è facile. In alcuni reparti si crea un legame con i bimbi, ma è necessario distaccarsi da quella che è la propria vita in quei momenti. Quando ci togliamo il trucco tutte le emozioni tornano fortissime. Ma è tutto compensato dal fatto che loro ci aspettano con il sorriso e non vedono l’ora di vivere quel momento di gioia. Cerchiamo di essere quell’amico di banco che non possono frequentare perché costretti in ospedale e dunque non a scuola” – ha evidenziato ancora rimarcando le difficoltà che vivono i volontari.
“Ci sono tante esperienze emozionanti vissute – ha proseguito ricordando alcuni momenti all’oncologico – c’è chi regge queste emozioni, chi no. A me è capitato di dovermi fermare per un po’ dopo aver vissuto un servizio bellissimo. Eravamo stati taggati sui social dalla mamma di un bimbo speciale, dopo un po’ ho scoperto che non ce l’aveva fatta. Questo mi ha bloccato, per un po’ non sono riuscita a tornare in corsia. Ho dovuto faticare a ritrovare bellezza, ma ho ripensato a quanto in quel momento si è stati bene, al fatto che sono stata nella vita di quel bambino e di quella mamma facendogli tornare il sorriso. Quel momento ha dato a loro e a me moltissimo, questo conta. E’ capitato anche di dover seguire una ragazza terminale: è stato un viaggio insieme, mano nella mano. Fa paura, ci vuole coraggio quando indossi quel sorriso, quando metti la maschera del clown, ma questo non deve trasparire. Noi no, proprio non vogliamo passare come eroi, non ci interessa. Crediamo solo in questo percorso e abbiamo intenzione di fare moltissimi altri progetti che coinvolgano non solo i bimbi e i ragazzi in ospedale, ma anche i minori nelle periferie. Presto andremo anche in Albania dove affronteremo una missione nei centri di gravi disabilità. Vogliamo impegnarci nel portare un sorriso e un gesto di gentilezza lontano e a più persone possibili”.
L’associazione però, sottolinea, infine “ha bisogno di essere rinfoltita”. Anche per questa ragione, il prossimo 28 maggio, i clown Volontari delle Associazioni appartenenti alla Federazione VIP VIVIAMOINPOSITIVO Italia ODV, promuoveranno la Missione di Gioia con iniziative di intrattenimento, informazione, sensibilizzazione. L’appuntamento è al parco 2 giugno per la “Giornata del naso rosso”, momento in cui, non solo si sensibilizzerà al tema promuovendo una raccolta fondi per i progetti, ma si tenterà di avvicinare nuovi volontari a questo mondo. “Lo spirito clown è questo: è donarsi reciprocamente – ha detto infine Nicoletta – donare comprensione, vicinanza, divisione delle difficoltà in un modo diverso dal solito, con un camice colorato, un naso rosso, occhiali e vestiti colorati, la magia delle bolle di sapone che per qualche istante fanno sparire le grigie corsie di ospedali, il disagio, ma anche le paure e le difficoltà per tirare fuori la gioia. Sembriamo tanti, ma siamo pochi in realtà. Un clown può essere chiunque, ci sono tante persone che non sanno di poterlo diventare. Si può affrontare un percorso. Abbiamo bisogno di nuove persone, siamo pochi e tutti abbiamo una vita difficile da dividere con gli impegni quotidiani tra cui lavoro e famiglia, sappiamo che è difficile, ma ne vale la pena” – ha concluso.
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