Medimex 2023, in programma a Taranto dal 13 al 18 giugno con i concerti di Echo & the Bunnymen, Diodato, The Murder Capital, Skunk Anansie, Tom Morello e The Cult, offre un ricco programma di mostre e installazioni. Dal 14 giugno al 16 luglio al MArTA, Museo Archeologico Nazionale di Taranto, il Medimex presenta Perfect Day, Lou Reed e la New York di Andy Warhol. A dieci anni dalla sua scomparsa, la mostra ripercorre la storia di Lou Reed, uno dei cantautori più crudi e al tempo stesso poetici che la scena musicale internazionale abbia mai conosciuto. Newyorkese purosangue, Reed fa parte di quella generazione d’artisti, nati durante la Seconda Guerra Mondiale, che contribuiranno a cambiare i parametri culturali del secondo novecento, non solo quelli musicali.
L’influenza dei suoi testi sul costume, infatti, avrà una portata ben più ampia e pervasiva di quello che la sua voce apparentemente apatica e monocorde, e la sua chitarra abrasiva e dissonante, avrebbero mai potuto. Con i suoi Velvet Underground, fondati a metà anni Sessanta insieme al compositore John Cale, pur riscuotendo un successo commerciale limitato, rivoluzionò i dettami della musica popolare – gettando le basi per quell’estetica nichilista che anni dopo sarebbe stata ribattezzata Punk – ma soprattutto contribuì a introdurre nel mondo della cultura pop tematiche come le droghe pesanti, la bisessualità e la transessualità, l’ambiguità e il mito degli ultimi e dei diseredati ai margini della ricca società americana. Ma anche dopo lo scioglimento del gruppo Reed avrà una lunga e proficua carriera solista, segnata dall’album Transformer, prodotto da David Bowie, o Coney Island Baby, il concept album Berlin, il live Rock N Roll Animal e l’album-provocazione Metal Machine Music.
I Velvet Underground non nascono però dalla mente del solo Lou Reed ma anche da quella di uno degli altri grandi protagonisti di questa mostra, Andy Warhol. Warhol è il “re della pop art”: non crea solo quadri, serigrafie e film ma anche opinioni, costume e spettacolo. Nel 1962 dà vita alla Factory, uno studio che è allo stesso tempo l’epicentro della scena culturale e artistica di New York e il teatro di feste all’avanguardia, oltre che il luogo in cui Warhol sperimentava le sue intuizioni e le testava sulla pelle dei suoi collaboratori, dei suoi collezionisti e dei suoi ammiratori. Il primo incontro di Andy con i Velvet Underground avviene nel 1965, al Cafè Bizarre, nel quartiere del Greenwich Village, quando il gruppo, dopo l’esibizione, viene cacciato su due piedi perché́ considerato scandaloso e volgare dagli organizzatori. Al contrario, Warhol ne rimane folgorato. Iniziano così gli anni di collaborazione alla Factory, che sarà̀ messa a disposizione della band come sala prova.
Warhol lancerà̀ i Velvet in performances multimediali d’impatto devastante e farà̀ loro da supervisore estetico. Produrrà̀ il primo LP dei Velvet Underground dal titolo The Velvet Underground and Nico, (chiamato anche “banana album” per via dell’immagine in copertina disegnata dallo stesso Warhol) registrato nella seconda metà del ‘66 e pubblicato nel ‘67. Sarà proprio Andy a proporre ai Velvet la cantante Nico, al secolo Christa Päffgen. La chanteuse tedesca, nata a Colonia, incarnava l’anima decadente ed europea di un gruppo musicale che vantava già radici nel vecchio continente. John Cale era infatti originario del Galles mentre Warhol nasceva negli Stati Uniti da genitori proveniente dall’odierna Slovacchia.
Il sodalizio intellettuale e creativo tra Lou Reed e i Velvet Underground sarà breve ma intenso, solo cinque anni al termine dei quali Reed lascerà il gruppo. La mostra documenterà̀ quegli anni, il dietro le quinte, le confidenze di un mondo sfrenato e geniale, e di due uomini, Reed e Warhol, che ancora oggi risultano attuali e innovativi. La mostra curata da ONO arte, che rappresenta una anteprima nazionale, comprende 55 fotografie ed è una collettiva che include le opere di alcuni tra i più importanti fotografi internazionali, da Mick Rock a Steve Schapiro, da Nat Finkelstein a Stephen Shore, passando per Ronn Spencer, Adam Ritchie e Allan Tannenbaum. A concludere il pecoroso espositivo anche alcune prime edizioni originali degli album di Lou Reed e dei Velvet Undergorund provenienti dalla collezione di Alessandro Santamaria.
Dal 15 al 18 giugno nell’Ex Chiesetta dell’Università degli Studi di Taranto Medimex presenta Vintage Drum Show Medimex 2023, Antonio Di Lorenzo Drum Collection, esposizione di batterie vintage che hanno fatto la storia della musica jazz e pop rock dal 1930 agli anni 70. Partendo dalla batteria di Gene Krupa con l’Orchestra di Benny Goodman e Duke Ellington, per passare al jazz di Elvin Jones con Coltrane e arrivare alle batterie trasparenti di Bohnam con i Led Zeppelin e la mitica Ludwig di Ringo Starr e le Gretsch degli Stones o le Broadkaster di Elvis. Una mostra unica, e affascinante, realizzata attraverso la collezione di Antonio Di Lorenzo, una delle più grandi al mondo, ricca di strumenti rari appartenuti a musicisti famosi come John Densmore dei Doors, Elvin Jones, e molti altri.
Passeggiare tra le batterie sarà come passeggiare tra la storia della musica moderna perché il legame che unisce un musicista al proprio strumento è un rapporto imprenscindibile: La Storia della Musica è piena di questi esempi: lo Stradivari di Paganini, la Stratocaster di Jimi Hendrix, il Fender Jazz Bass di Jaco Pastorius, le Rickembecker dei Beatles, il Selmer Mark VI di John Coltrane, lo Steinway di Rubinstein e si potrebbe continuare a lungo. I batteristi non si sottraggono a questo legame ed essendo la batteria uno strumento per sua natura imponente, che assume naturalmente sul palco una posizione di centralità, spesso la batteria finisce con l’essere icona di un gruppo e di un momento musicale.
Basti pensare ai Beatles o i Led Zeppelin, ad Elvis o John Coltrane. Antonio Di Lorenzo è uno dei massimi esperti al mondo di batterie vintage, ne conosce ogni aspetto di ogni epoca, di ogni modello, ne individua e sottolinea i particolari più remoti e reconditi, dalla singola vite ai piatti, alla finitura più ricercata e così via epoca per epoca e sarà presente per l’intera durata della Mostra per illustrare ai visitatori le peculiarità e la storia di ogni strumento esposto.
L’esposizione raccoglie una selezione tra oltre 150 set di batteria e più di 300 rullanti e circa 300 piatti storici, e vari memorabilia, come banner vintage, antichi espositori e gadget anni 60-70 delle varie ditte di batterie dal grande effetto scenico. Infine da giovedì 15 a domenica 18 giugno sulla facciata del Castello Aragonese di Taranto il Rito, l’Idea, il Mestiere ed il Sogno, opera originale di Roberto Santoro e Blending Pixels realizzata per il Medimex, spettacolo di video mapping che coinvolgerà gli spettatori in un’esperienza audiovisiva immersiva, raffigurando l’essenza stessa del Medimex e il suo impatto sulla cultura e la comunità.