Confermata anche in Cassazione la condanna a 9 mesi di reclusione (con pena sospesa) per il consigliere regionale del Partito democratico ed ex assessore allo sviluppo economico Michele Mazzarano, già condannato in primo grado e in appello per un caso di corruzione elettorale. Ne dà notizia l’Ansa. Mazzarano è stato riconosciuto colpevole in via definitiva di avere stretto un patto con l’imprenditore tarantino Emilio Pastore che gli fornì sostegno elettorale – con la messa a disposizione un locale e garantendogli voti – per le regionali del 2015 in cambio di un posto di lavoro per ciascuno dei suoi due figli.
A comunicare è stato il diretto interessato su Facebook: “In attesa di leggere le motivazioni, ribadisco la mia innocenza di fronte ad una ‘falsità storica’. Non ho fatto mai il famoso ‘patto’ secondo cui avrei avuto un comitato elettorale gratis in cambio di posti di lavoro. Sono sereno per non aver commesso nessun reato”. Le sentenze, secondo Mazzarano, “si basano sulla deduzione secondo cui l’apertura del comitato elettorale avrebbe presumibilmente comportato anche il ‘patto sul voto’, senza prove evidenti della presenza di questo patto”, e sarebbero fondate su “dichiarazioni contrastanti e non da accertamenti evidenti”.
Il reato a lui contestato non è disciplinato dalla legge Severino, “la pena non è menzionata sul casellario giudiziale e non ci sono ripercussioni sul mandato da consigliere regionale”, ha aggiunto. “Nella mia vita politica – ha concluso – ho lavorato solo ed esclusivamente per il bene comune e sono consapevole di dover ancora servire le istituzioni e il mio territorio”.