Per scoraggiare il fenomeno della Medicina difensiva, la strada è quella di “rendere difficili le denunce a carico dei medici, quando si tratti di denunce ovviamente clamorosamente infondate e strumentali, prevedendo delle sanzioni per chi le presenta”. E’ questo l’obiettivo al quale sta lavorando la commissione ministeriale per lo studio e l’approfondimento delle problematiche relative alla colpa professionale medica, come spiega all’ANSA il presidente Adelchi d’Ippolito. L’orientamento, chiarisce, “è cioè fare in modo di scoraggiare le cosiddette denunce temerarie, ovvero infondate, prevedendo che chi presenta una denuncia del genere debba poi risponderne. Tra le ipotesi c’è quella di prevedere ad esempio delle sanzioni pecuniarie. L’obiettivo, dunque, è mettere al riparo i medici da denunce infondate, per timore delle quali sono spinti alla medicina difensiva con un eccesso di prescrizioni di esami, e al contempo tutelare i pazienti”. Sarebbe quindi questa la direzione nella quale la commissione procederà, mentre verrebbe accantonata l’ipotesi di una depenalizzazione tout court degli errori medici, che “potrebbe presentare dei profili di incostituzionalità”, rileva il magistrato.
Il punto, aggiunge, è che “bisogna evitare le aggressioni giudiziarie ai medici adottando un approccio equilibrato, che contempli le esigenze di sanitari e pazienti”. D’altronde, ricorda, “attualmente, su 100 denunce che vengono presentate, solo 2 arrivano a condanna. Questo significa che ben 98 sono pertanto infondate”. La commissione avrà un anno di tempo per completare i lavori. Nei prossimi incontri, conclude d’Ippolito, “avvieremo le audizioni delle categorie interessate, ovvero le associazioni dei medici e quelle dei pazienti”.