Si chiamerà Assegno di Inclusione il nuovo reddito di cittadinanza ristretto e tagliato dal governo Meloni. L’ultima versione del decreto lavoro manda in soffitta le sigle Gil e Gal, così come la precedente Mia, contenute nelle precedenti bozze. Al di là delle novità terminologiche, il Dl che si appresta a esser votato lunedì dal Consiglio dei ministri istituisce il nuovo strumento dal gennaio 2024 «quale misura nazionale di contrasto alla povertà, alla fragilità e all’esclusione sociale delle fasce deboli attraverso percorsi di inserimento sociale, nonché di formazione, di lavoro e di politica attiva del lavoro». Riguarderà le famiglie più fragili, ovvero quelle in cui siano presenti disabili, minorenni o anziani. Questa condizione non esenterà gli adulti della famiglia attivabili a dover accettare percorsi formativi e offerte di lavoro, (anche a grande distanza da casa se con contratto stabile), pena la perdita del sostegno. L’assegno infatti è condizionato, oltre che «alla prova dei mezzi» e «all’adesione a un percorso personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa», dura 18 mesi ed è rinnovabile per altri 12 dopo un mese di stop. Restano fuori invece da questo perimetro le persone povere tra i 18 e i 59 anni non disabili e non impegnate in attività di cura familiare. Per loro ci sarà solo lo Strumento di attivazione (Sda), un mini assegno (350 euro mensili) da erogare solo nel caso di partecipazione ad attività formative o a progetti utili alla collettività e per un periodo massimo di dodici mesi non rinnovabili.
Nei 30 articoli del decreto trova posto anche il nuovo taglio del cuneo fiscale da circa 3 miliardi di euro destinato ai redditi medio-bassi, e un incentivo per i datori di di lavoro privati che assumeranno giovani under 30 Neet (quelli cioè che non studiano e non lavorano) della durata di 12 mesi e «nella misura del 60% della retribuzione mensile lorda imponibile». Altra capitolo riguarda i contratti a termine, la cui reiterazione sarà più semplice. Le aziende avranno meno vincoli nell’estendere oltre il primo anno e fino a tre i rapporti di lavoro a scadenza. Intervento di cui ancora manca qualche dettaglio ma che secondo i sindacati aumenterà il già vasto bacino della precarietà. Così come anche la decisione, almeno stando alle bozze, di alzare a 15mila euro la soglia entro la quale il lavoratore può essere pagato con i voucher in settori come quello del turismo. Tornando alla misura erede del Rdc, per ottenenere l’Assegno di inclusione , il nucleo familiare del richiedente deve avere un Isee non superiore a 9.360 euro. Il beneficio economico consisterà in una integrazione del reddito familiare fino alla soglia di 6.000 euro annui (500 euro al mese) moltiplicata per il corrispondente parametro della scala di equivalenza, che per le famiglie numerose potrà arrivare a un massimo di 2,2 (ulteriormente elevato a 2,3 se ci sono disabili gravi).
Resta il contributo per l’affitto fino a 280 euro. La nuova scala di equivalenza assegna 0,5 punti a ogni componente aggiuntivo con disabilità; 0,4 a chi ha più di 60 anni, chi è in condizione di grave disagio psico-sociale e per tutti i maggiorenni con carichi di cura. I bambini fino a 2 anni valgono 0,15, oltre i due anni 0,10. Per i minori i moltiplicatori sono minori di quelli previsti dal reddito di cittadinanza che assegnava lo 0,2 a tutti gli under 18. I componenti attivabili al lavoro vengono avviati ai centri per l’impiego per la sottoscrizione del patto di servizio personalizzato: ma sarà l’intera famiglia a perderà l’assegno se si rifiuta un impiego. Quando l’offerta di lavoro è a tempo indeterminato o superiore ai 12 mesi c’è l’obbligo di accettarla in tutto il territorio nazionale. Mentre se il contratto è fino a 12 mesi l’obbligo di accettazione vale entro gli 80 chilometri di distanza da casa.