Chiuse le indagini sul giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno, Nicola Pepe, sul 42enne Lorenzo Gentile e su Marco Mastropirro e Maria Sara De Marco, entrambi 41enni. I quattro, secondo l’accusa, avrebbero reso false dichiarazioni deponendo in qualità di testimoni nel processo che ha visto come protagonista Domenico De Pasquale, in arte Mingo e della moglie, Corinna Martino (amministratore unico della Mec Produzioni srl) relativi a presunti servizi televisivi, inventati, andati in onda negli anni passati durante il programma di Striscia la Notizia.
Per questi ultimi, Mingo e Corinna Martino, si sarebbero fatti rimborsare costi non dovuti per figuranti e attori. Il processo di primo grado si è concluso, infine, con la condanna dei due alla pena di un anno e due mesi per reati di truffa, falso e diffamazione. “Pepe – si legge nell’avviso di conclusione delle indagini – nell’udienza del 20 gennaio del 2020 avrebbe reso false dichiarazioni in quanto riferiva modalità di prestazione quale figurante da ‘remoto’ non reali, né previste dal contratto tra Rti Mediaset e la Mec”. Ma non solo, Pepe avrebbe affermato il falso dichiarando inoltre “di aver svolto la propria opera di gancio e figurante in altre località fuori dal comune di residenza” a Lecce, Mesagne, Matera tra ottobre 2014 e marzo 2015 nonostante le celle del proprio cellulare attestassero invece che in gran parte dei casi era in centro a Bari.
Lorenzo Gentile, invece, avrebbe reso le “false dichiarazioni” nel corso dell’udienza del 7 ottobre del 2019. Secondo quanto emerso, avrebbe riferito “falsamente” di aver partecipato con Pepe ad attività di figurante con microcamere tra Mesagne, Foggia e Barletta quando invece “Pepe si trovava a Bari”. Infine, gli altri due indagati avrebbero, invece, reso false dichiarazioni, Mastropirro in particolare durante l’udienza del 7 ottobre del 2019 e De Marco nel corso dell’udienza del 4 novembre del 2019.
“Con riferimento al semplice avviso di conclusione delle indagini preliminari, occorre doverosamente precisare che la contestazione non si riferisce in alcun modo ad attività svolte da Nicola Pepe in qualità di giornalista. Le dichiarazioni oggetto d’indagine sono state peraltro rese nel corso di un dibattimento risalente a tre anni orsono, con riferimento ai fatti accaduti sei anni prima. E’ stata pertanto già manifestata al pubblico ministero la volontà di rendere l’interrogatorio, al fine di potere compiutamente chiarire fatti e circostanze e così attestare l’assoluta correttezza del mio assistito”. Lo scrive in una nota l’avvocato Roberto Eustachio Sisto, difensore di Nicola Pepe, in riferimento all’avviso di conclusione delle indagini “per false dichiarazioni” -secondo l’accusa – rese dagli indagati deponendo come testimoni nel processo su presunti servizi televisivi inventati andati in onda negli anni scorsi su Striscia la Notizia.