Il Consolato Generale d’Italia a Chongqing continua a seguire, in stretto raccordo con la Farnesina e con il legale designato dalla famiglia, il caso del connazionale Marcello Vinci, trovato privo di vita nel distretto di Jinjiang, nella città di Chengdu, lo scorso 6 marzo. Sin dall’inizio, il Consolato Generale ha stabilito uno stretto contatto con le autorità locali per l’accurata ricostruzione dell’accaduto e la massima speditezza nella gestione dei necessari seguiti, nel rispetto della volontà della famiglia. A questo fine, la Console Adriana Lori si è recata immediatamente dopo l’accaduto a Chengdu per sensibilizzare le autorità di pubblica sicurezza cinesi che seguono il caso, tuttora – e sino a soluzione – alla prioritaria attenzione del Consolato Generale.
Il contatto con la famiglia, al quale resta assicurata tutta la vicinanza del Consolato Generale e della Farnesina, avviene sia direttamente che attraverso il legale designato. Intanto la famiglia si sente “abbandonata dalle istituzioni”, non crede all’ipotesi del suicidio di suo figlio al quale “non è stata ancora fatta l’autopsia”. Poi parla di un rapporto ricevuto dalla polizia cinese secondo il quale il 29enne non sarebbe caduto dal 35esimo piano del palazzo in cui abitava ma da quello di una persona conosciuta tre giorni prima sui social. Infine afferma che la Cina per restituirle la salma avrebbe chiesto 30mila euro. Sono alcune delle novità di cui ha parlato con il Corriere del Mezzogiorno e ha confermato all’ANSA Angela Berni, mamma di Marcello Vinci, il professore di 29 anni originario di Fasano (Brindisi) morto in circostanze da chiarire tra il 5 e il 6 marzo scorsi a Chengdu, città cinese in cui insegnava dopo la laurea conseguita a Roma in interpretariato della traduzione. “Provo un dolore immenso, indescrivibile e lancinante. Il dramma vissuto dal mio Marcello – dice oggi Berni – mi fa sentire vicina a Paola e Claudio Regeni che hanno vissuto e stanno vivendo la tragedia per il loro Giulio. Mi sento abbandonata dallo Stato italiano e mi sento sola nel chiedere spiegazioni e verità a un Paese straniero”.
Berni spiega che “da un rapporto della polizia cinese arrivato al mio avvocato italiano, e tradotto in un modo che a noi crea ancora più confusione, abbiamo appreso che Marcello alcuni giorni prima di domenica 5 marzo aveva conosciuto sui social un cinese di 45 anni il quale proprio quella sera lo ha invitato a casa sua. Qui pare che mio figlio a un certo punto non si sia sentito bene e che quel signore gli abbia suggerito di far passare il malessere stendendosi sul letto. Stavano uno in una stanza e l’altro in una stanza diversa. Nel rapporto è scritto che, di colpo, il cinese ha sentito un tonfo e il corpo era giù sul marciapiede”. Il rapporto aggiunge inoltre che “il signore ha pulito tutta l’abitazione, quindi anche le impronte, ha preso tutte le sue cose e le ha nascoste”.