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Vaccini mRma contro il cancro: si guarda al 2030

Anche contro le malattie cardiovascolari e quelle autoimmuni

Pubblicato da: redazione | Sab, 15 Aprile 2023 - 17:52

Entro il 2030 potremmo vedere l’arrivo di vaccini personalizzati a mRna contro il cancro, le malattie cardiovascolari e quelle autoimmuni. Il Guardian riporta l’annuncio dell’azienda americana Moderna, che sta sfruttando l’esperienza acquisita con la produzione dei vaccini anti-Covid per accelerare ulteriormente la ricerca in questo campo. Grazie alla breaktrough therapy, ovvero la procedura accelerata di approvazione, l’azienda ha già ottenuto risultati incoraggianti soprattutto per il vaccino contro il virus sinciziale, con un’efficacia dell’83,7% nel prevenire almeno due sintomi, tosse e febbre, nella popolazione anziana. Questi sviluppi promettono di rivoluzionare il futuro della medicina, offrendo una soluzione efficace per la prevenzione del cancro, delle malattie cardiovascolari e delle malattie autoimmuni. Il vaccino diventerà una realtà entro i prossimi dieci anni, fornendo un poderoso strumento di prevenzione delle malattie ai milioni di persone in tutto il mondo. Potrebbero salvare milioni di vite Grazie ai successi raggiunti con i vaccini anti-Covid, la ricerca sui vaccini contro il cancro ha accelerato notevolmente, raggiungendo in soli 12-18 mesi l’equivalente di 15 anni di progressi. Secondo Paul Burton, direttore sanitario di Moderna, l’azienda potrebbe offrire efficaci vaccini contro il cancro in soli 5 anni, salvando così un gran numero di vite. Grazie a questi vaccini personalizzati, sarà possibile combattere numerosi tipi di tumore su scala mondiale.

Nel prossimo futuro si dovrebbe arrivare anche a vaccini contro le malattie cardiovascolari e quelle autoimmuni. Per le malattie respiratorie, sempre secondo Burton, “potrà bastare una singola iniezione a proteggere contro Covid, influenza e virus sinciziale”. Ma i vaccini a mRNa potrebbero essere adatti a combattere malattie rare attualmente senza terapie. Attiva sul fronte vaccini a mRna terapeutici anche la ricerca italiana, con il laboratorio Armenise-Harvard di immunoregolazione presso l’Italian Institute for Genomic Medicine (Iigm) e la biotech italo-svizzera Nouscom, che si basa sull’entrata in circolo del vaccino. Dai ricercatori dell’Istituto dei tumori Pascale di Napoli sono invece arrivati, dopo 7 anni di sperimentazione, i primi risultati positivi del vaccino contro il tumore al fegato.

Punta poi ad un vaccino universale la ricerca americana sperimentata su topi e scimmie, che ha dimostrato di riuscire ad abbattere le difese che i tumori mettono in atto per proteggersi dagli attacchi del sistema immunitario, bloccando le cellule malate. Di rilievo anche una nuova terapia a base di Car-T di ricercatori olandesi che ha riscontrato segni precoci di efficacia in alcuni tipi di tumori solidi, sia in monoterapia che potenziata con un vaccino a mRna. A riconoscere la necessità di non disperdere il patrimonio di esperienza maturato durante la pandemia sono le stesse aziende farmaceutiche e gli esperti di settore. Un portavoce di Pfizer ha sottolineato che “l’azienda ha guadagnato 10 anni di conoscenza scientifica in un solo anno”, mentre Richard Hackett, Ceo della Coalizione per la preparazione alle epidemie e l’innovazione (Cepi) che sostiene la ricerca indipendente sui vaccini contro le malattie infettive emergenti, ha rilevato che “le cose che si sarebbero svolte in 15 anni sono state compresse in un anno e mezzo”. Andrew Pollard, a capo del Comitato britannico sulle Vaccinazioni e l’Immunizzazione (Jcvi), si chiede “cosa succederà, ora che c’è molto più interesse nei vaccini”, e nota che “non stiamo investendo neanche il costo di un sottomarino nucleare”.

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