I medici di famiglia scendono in piazza. È quanto accadrà sabato 1 aprile a Bari, in una manifestazione organizzata da FIMMG Puglia e aperta alla partecipazione di tutti i cittadini. Obiettivo: difendere la sanità pubblica e chiedere al Governo nazionale e regionale un impegno concreto che vada in questa direzione.
Esattamente tre mesi e mezzo dopo la manifestazione organizzata a Roma dall’intersindacale della dirigenza medica e sanitaria “Uniti per la sanità”, i camici bianchi tornano in piazza per rivendicare il rispetto di quel diritto alla salute che, sottolineano, è “sempre più compromesso”. La FIMMG lo fa in particolare puntando i riflettori sulle difficoltà della sanità territoriale, dalla carenza di medici fino all’eccessivo carico burocratico, che ruba tempo prezioso da dedicare ai pazienti.
“Si tratta – evidenziano – con lievi ma dovute differenze, degli stessi problemi che riscontriamo negli ospedali di tutta Italia, afflitti dalla stessa carenza di medici, che si tenta di rattoppare affidando i turni al far west delle cooperative non controllate né regolate da nessuno, e da infinite incombenze amministrative. Problemi denunciati con forza, insieme alle altre sigle sindacali, in piazza Ss. Apostoli lo scorso dicembre, e che saranno al centro di simili azioni di protesta in programma nei prossimi mesi. I problemi sono comuni, e anche strettamente concatenati: se il territorio non funziona, non potrà funzionare l’ospedale, e viceversa. Le soluzioni, allora, dovrebbero essere altrettanto intrecciate, intervenendo contemporaneamente su territorio e ospedale con una riforma coraggiosa e complessiva di tutto il Servizio sanitario nazionale” – hanno sottolineato evidenziando che si tratta di un obiettivo ambizioso, ma non più rinviabile “se è vero che politici e decisori hanno a cuore la tutela della salute dei cittadini”.
“E sono proprio i cittadini – hanno detto infine – che devono essere coinvolti in questa battaglia per la sanità pubblica, come giustamente sta facendo la FIMMG Puglia. Considerata la grave crisi del Servizio sanitario nazionale, è questa l’unica (e l’ultima?) opzione a disposizione per cercare di cambiare davvero le cose. Creare un grande movimento che coinvolga i cittadini e tutti i lavoratori del settore, vittime parallele delle inefficienze della sanità pubblica, dovrebbe essere allora l’obiettivo di tutti, per cui l’ANAAO-ASSOMED e la Federazione CIMO-FESMED, insieme agli altri sindacati di categoria, hanno già iniziato a lavorare” – concludono.
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