Il Comune di Bari si prepara ad affrontare con gli ex proprietari dei suoli di Punta Perotti due nuove cause. La prima riguarda il ricorso in Cassazione contro le sentenze dello scorso settembre con le quali Comune, Ministero e Regione sono stati condannati a risarcire SudFondi e Mabar con 13 milioni di euro (già accantonati dal Comune) per il danno patrimoniale subito dall’abbattimento, avvenuto nel 2006, delle “saracinesche”..
La vicenda ha inizio nel 1995 con i lavori della lottizzazione poi ritenuta abusiva. Nel 2001 gli imprenditori sono stati tutti assolti perché loro i permessi dagli enti li avevano avuti regolarmente. Come recitava la sentenza: “I procedimenti di formazione dei due piani di lottizzazione nn. 141/1987 e 151/1989 erano illegittimi, in quanto: i piani erano stati adottati in violazione delle misure urbanistiche di salvaguardia (inedificabilità assoluta) imposte dalla legge regionale”. Ma nessuno aveva controllato. “Le concessioni edilizie erano illegittime ed inefficaci, quanto meno perché rilasciate in mancanza di un piano di lottizzazione legittimo ed in carenza dell’autorizzazione paesaggistica già prescritta”, recitava la sentenza. Subito dopo è cominciata la “guerra” in tribunale per le richieste di risarcimento danni.
Altra decisione presa dalla giunta riguarda il pagamento dell’Ici prima e dell’Imu poi che il Comune aveva richiesto agli ex proprietari dei suoli. La Corte di giustizia tributaria di secondo grado ha annullato gli avvisi di accertamento dal 2012 al 2018 per circa 8 milioni di euro, ribaltando le tre sentenze di primo grado che invece avevano dato ragione al Comune. La Corte di giustizia si era espressa in questo senso in base al fatto che i suoli sono stati resi non edificabili dal 2015 quindi il Comune non poteva richiedere il pagamento dell’Imu successivamente.
La giunta ha deciso quindi di ricorrere per le “bollette” Imu antecedenti al 2015, accettando invece la sentenza per quelle successive.