Il Bari e Gaetano Auteri: storia di un rapporto travagliato nella peggior stagione dei De Laurentiis nel capoluogo pugliese. Doveva essere l’annata del rilancio dopo l’amara finale play-off persa contro la Reggiana, invece quel campionato riservò ai tifosi biancorossi molte amarezze e pochissime gioie. Il tecnico di Floridia si è concesso a un’intervista in esclusiva ai microfoni di Borderline24.com per commentare anche il campionato di galletti e streghe, senza dimenticare le avventure sulle panchine di Bari e Benevento.
Il 23 dicembre le dimissioni da tecnico del Messina. Cosa non ha funzionato in riva allo stretto?
“Per fare calcio, anche con i giovani, bisogna essere organizzati. Ci sono state diverse problematiche relative anche alle strutture in cui ci allenavamo. Peccato perchè c’era un gruppo di ragazzi validi. Quando ho capito che questi problemi non potevano essere risolti, ho preferito andare via.”
Pronto a ricominciare? Quale progetto le piacerebbe sposare?
“Vorrei trovare una società che abbia un programma e degli obiettivi ben definiti. Mi piace lavorare con i giovani, quindi sposerei anche un progetto volto a valorizzare giovani calciatori. Nella mia carriera ho allenato tanti ragazzi che poi sono diventati calciatori importanti: uno nome su tutti, Di Lorenzo del Napoli.”
Nella sua carriera di tecnico ha guidato tantissimi club. Quali le soddisfazioni più grandi nel suo percorso da allenatore?
“Quando vinci tanto è difficile fare un elenco. Potrei citare l’avventura a Gallipoli dove abbiamo vinto campionato e Coppa Italia e portato alla ribalta calciatori che poi hanno calcato anche i campi della serie A. Penso a Castillo e Raimondi. Ma come dimenticarmi del periodo alla guida della Nocerina. Le esperienze felici e vincenti sono state tante.”
Ha sempre allenato squadre del meridione, come mai?
“Perchè nel calcio si creano etichette e, secondo alcuni addetti ai lavori, il sottoscritto è un allenatore adatto a vincere i campionati nelle squadre del Sud. Tuttavia, anni fa, venni contattato dal Padova. Avevamo trovato l’accordo, ma il presidente Columella del Matera non mi lasciò andare.”
Ma Gaetano Auteri ha avuto anche un passato da calciatore. In che ruolo giocava?
“Ero un attaccante. Ho smesso di giocare presto per via di un infortunio al ginocchio. Ho fatto una buona carriera, partendo dal profondo Sud, da Siracusa. Facevo sempre gol e mi paragonavano a ‘Spillo’ Altobelli.”
A proposito di squadre del Sud, ha allenato anche il Benevento, prossimo avversario del Bari in campionato. Stagione 2015-16 e una grande promozione…
“Esperienza importante. Sono molto legato all’ambiente di Benevento. E’ stata una stagione strepitosa, anche se travagliata dal punto di vista societario. Per la prima volta il Benevento ottenne la promozione in serie B. Giocavamo un ottimo calcio.”
E veniamo alla parentesi a Bari. Stagione 2020-21. C’erano grandi aspettative, ma le cose non andarono secondo i programmi.
“Non ho nessun rimpianto. Dopo alcuni anni in cui la società aveva speso tantissimo, al mio arrivo, decisero per un ridimensionamento. Le linee guida in quella società arrivavano tutte da Napoli. Fino a dicembre facemmo un buon percorso. Sfortunatamente, proprio nella settimana in cui giocammo contro la Ternana, mi ammalai di Covid e non riuscì a seguire da vicino la squadra. Fu una partita balorda, nella quale comunque dimostrammo di essere competitivi. Poi sono successe alcune cose che appartengono alla ‘sfera’ Napoli calcio. Mi esonerarono quando eravamo secondi in classifica, il campionato era tutto da giocare. Mi richiamarono, ma la situazione era peggiorata in tutto e per tutto. Era una buona squadra, ma non paragonabile a quella allestita la stagione successiva. Ci furono problemi nella costruzione della rosa per via dei limiti economici che vennero imposti dalla società.”
Quale errore non ripeterebbe?
“Gli errori si fanno sempre. Quelli più bravi sono quelli che sbagliano meno. Nel mio caso, mi è capitato, ad esempio, di dare fiducia a certi calciatori, ma non sono stato ripagato.”
Fu una stagione tormentata. Prima venne esonerato, poi richiamato. Si è mai pentito d’essere tornato?
“Non mi sono pentito. Quando abbraccio un progetto lo faccio a 360°. Quando mi richiamarono, misi da parte tutto. Ma nel frattempo la situazione era peggiorata e la squadra non si esprimeva più come prima. Abbiamo fatto i play-off in una posizione di svantaggio: quelle sono gare particolari perchè c’è poco margine d’errore. Avevo ancora un anno di contratto, ma avevo paura di continuare per un preciso motivo: la squadra andava rifondata totalmente e c’erano 25 calciatori sotto contratto. Temevo che la società non fosse in grado di liberarsi di quei contratti e cominciare un percorso nuovo. Invece è stato bravo il ds Polito a resettare e prendere calciatori adeguati per il progetto Bari, costruendo una squadra molto più forte rispetto a quella che allenavo io. Arrivarono calciatori tramite alcuni scambi, non erano delle libere scelte. Tanti calciatori non erano adeguati. Nonostante tutto, quel Bari era una squadra.”
In quella stagione si alternò con Massimo Carrera. Alcune sue dichiarazioni sulle condizioni fisiche della squadra vennero travisate…
“Dal punto di vista della condizione fisica, al mio ritorno, qualcosa in meno c’era. Tuttavia non ho mai messo in discussione quello che hanno fatto i miei colleghi. In quei due mesi in cui mancai, molti calciatori ebbero problemi fisici e fu difficile recuperarli al meglio.”
Ho avuto il piacere d’intervistarla nel 2018 e, nel suo intervento in radio, dichiarò: “Se allenassi il Bari, porterei 50 mila spettatori allo stadio”. Alla fine il Bari l’ha allenato davvero e ha toccato con mano la passione dei tifosi baresi anche se gli stadi erano vuoti per via della pandemia…
“Purtroppo la realtà fu diversa perchè, in quella stagione, gli stadi rimasero chiusi per il Covid. Tuttavia il nostro campionato iniziò anche bene e giocammo un ottimo calcio, ma la Ternana vinceva sempre. Purtroppo l’assenza del pubblico si fece sentire. Sono sicuro che, per quello che stavamo facendo, avremmo portato almeno 15-20mila spettatori allo stadio San Nicola. Giocare in uno stadio vuoto, non ci ha aiutato.”
Che gruppo era quello del suo Bari? Che rapporto aveva con i suoi calciatori?
“Ottimo gruppo composto da professionisti straordinari. Soprattutto quelli più esperti. Ricordo un grande Antenucci: uomo strepitoso e calciatore forte. Ma potrei menzionarne tanti altri come Di Cesare, Frattali o Bianco. In tanti hanno dato un buon esempio in quella stagione. Grandi uomini e ottimi professionisti, ho un bel ricordo di loro.”
Si aspettava di più da qualcuno di loro?
“No, assolutamente. Hanno dato tutti il massimo. Purtroppo ci sono state alcune vicende che hanno influito. Le linee guida erano quelle che venivano da Napoli: in quella stagione il budget venne ridotto. Cosa che non era stata fatta l’anno prima e non venne fatta l’anno dopo. Un errore fu cedere Montalto contro la mia volontà. L’avevamo allenato per tre mesi, arrivò dalla Cremonese in uno stato fisico ai limiti della decenza. Ma nella pausa natalizia raggiunse un ottimo livello di forma, avrebbe potuto fare la differenza, ma la società decise di cederlo. Andò via per esigenze di bilancio e la società scelse di tenere Candellone. Con tutto il rispetto, Montalto era tutt’altro calciatore. Non sempre l’allenatore riesce ad imporsi in questo genere di scelte.”
Anche la stagione del ds Romairone non fu fortunata. Il calciomercato venne fatto in sinergia anche con lei?
“E’ sempre stato fatto tutto insieme, ma come ho già detto, le linee guida arrivano da Napoli e anche lo stesso Romairone dovette adeguarsi. Il budget lo stabilì la società: Romairone era un dipendente come me.”
E col presidente Luigi De Laurentiis, che rapporto aveva?
“E’ una grande persona. Non sono il tipo che ama fare telefonate, perchè non sono un ruffiano, quindi ci sentiamo poco. Ci siamo incontrati ad ottobre, in un albergo di Bari. Ci siamo salutati con grande affetto. Persona di grande spessore e cultura.”
E veniamo al Bari dei giorni nostri. Biancorossi in piena lotta per la serie A. Sorpreso dal campionato dei galletti?
“La squadra è stata costruita bene e c’e un gruppo che aveva già fatto bene in serie C. Mignani è un ottimo tecnico, aspetto fondamentale. Le squadre che vengono da un campionato vincente, mantengono lo stesso atteggiamento e mentalità. Ero certo che avrebbero fatto bene.”
Dopo la sosta per le nazionali, si torna in campo. Sabato c’è Bari Benevento. Che partita si aspetta?
“Quando mancano poche partite al termine del campionato, ogni squadra cerca di raggiungere gli obiettivi prefissati e si riducono i margini d’errore. Ovviamente la classifica esprime dei valori, ma parliamo di una partita di calcio e nulla è deciso in partenza. Tutto può succedere.”
Per chi farà il tifo?
“E’ una domanda che mi mette in difficoltà. Ma non posso nascondere il mio forte legame con Benevento, abbiamo fatto una grande stagione e portato 25mila persone allo stadio. A Bari sono passato in una stagione particolare.”
E se il Bari dovesse andare in serie A, De Laurentiis venderà proprio il club biancorosso. I tifosi possono stare tranquilli?
“I tifosi del Bari devono stare super tranquilli. Se il Bari verrà promosso in serie A avrà nuova liquidità e sarà ancora più appetibile. I De Laurentiis non sono stupidi, basta vedere cosa stanno facendo a Napoli.”
(foto ssc bari)