Nel parco Regionale Costa Ripagnola sono iniziati i lavori dell’impresa proprietaria dei trulletti tipici del parco che sarà destinato ad un resort. Ma Legambiente Puglia prosegue la sua battaglia: “Il valore archeologico, culturale, ambientale e paesaggistico dell’area non può conciliarsi con un progetto turistico-alberghiero”. Restano dunque, spiegano gli ambientalisti, inascoltate le voci di chi ha a cuore il parco, il paesaggio e l’ambiente.
A febbraio del 2020 si compiva l’iter autorizzativo del Parco della Costa Ripagnola e già all’inizio di quella storia Legambiente Puglia si augurava che non rimanesse un atto sulla carta, privo di contenuti e soprattutto sprovvisto di un’adeguata protezione e gestione. Oggi, a distanza di 3 anni, la parola “parco” continua ad esistere nelle speranze di chi ha più a cuore il paesaggio e l’ambiente.
Legambiente, inoltre, a più riprese ha esortato una soluzione condivisa che tutelasse sia l’aspetto ambientale che le pretese imprenditoriali dei proprietari ma purtroppo le perplessità dell’associazione in merito allo sviluppo di quell’area non sono mai state prese in considerazione. E così si è giunti al punto che da qualche settimana l’impresa proprietaria dei famosi trulletti, ha iniziato i lavori di “riqualificazione con recupero architettonico dei trulli a destinazione turistico – alberghiera”.
“Lasciamo la definizione delle questioni squisitamente tecniche e procedurali nelle sedi adeguate, ma ancora una volta esprimiamo la nostra ferma opposizione alle azioni regionali su questa faccenda che, quantomeno, ha degli aspetti da chiarire a vari livelli. – ha detto Ruggero Ronzulli, presidente di Legambiente Puglia – Di certo, questa situazione, ha l’intervento della Corte Costituzionale sulla legge istitutiva del Parco nata male, cui la Regione non ha dato seguito.
Il valore archeologico e paesaggistico di questo tratto di costa – continua Ronzulli – non può in alcun modo trovare sintesi in un progetto turistico alberghiero che pretende di trasformare un’area iconica del nostro territorio, di grande valenza ambientale e paesaggistica, collocata all’interno di un parco regionale, in una zona modificata in modo rilevante e riservata a pochi. Abbiamo riposto la massima fiducia nella capacità di mediazione degli uffici regionali che dovrebbero essere in grado di andare oltre la regolarità di un iter autorizzativo, ma, ancora una volta, il silenzio vince di gran lunga sull’azione”.