I consulenti della difesa di Antonio Colamonico, guidati dall’ex comandante dei Ris di Parma Luciano Garofano, sono entrati oggi nel centro estetico di Mola di Bari nel quale, il 12 dicembre 2013, fu uccisa l’estetista 29enne italo-brasiliana Bruna Bovino. Il locale è sotto sequestro da allora. Con l’accusa di omicidio volontario Colamonico, ex amante della vittima, è stato condannato in via definitiva a 26 anni e 6 mesi di reclusione ed è attualmente detenuto nel carcere di Foggia.
L’uomo si professa innocente e per questo, attraverso il legale Nicola Quaranta, vuole chiedere la revisione del processo. I primi elementi, ritenuti utili dalla difesa, sono stati individuati durante il sopralluogo di oggi. All’interno del centro estetico sono stati infatti identificati “oggetti utili che è necessario repertare, sequestrare e analizzare”, conferma l’avvocato. Si tratta, in particolare, di un paio di forbicine e di una bottiglietta semi carbonizzata, oltre ad altri reperti. “Le forbicine furono individuate già in primo grado come possibili armi del delitto dall’allora consulente della Procura – prosegue Quaranta -. Ma non sono mai state analizzate e sono ancora lì”.
Quanto alla bottiglietta, secondo la difesa potrebbe contenere gel per i massaggi e non invece l’acceleratore di fiamma con il quale sarebbe stato dato fuoco al corpo della vittima. Una tesi sostenuta da Colamonico fin dal primo grado. “Ci sono inoltre altri reperti che sono
stati sequestrati ma mai analizzati – dice Quaranta -. Per esempio un orecchino trovato fra i capelli della vittima, un cappello e un maglione da donna e gli stessi capelli trovati fra le dita di Bruna Bovino”. I consulenti redigeranno quindi una relazione che la difesa presenterà alla Corte di assise di appello per ottenere le analisi dei reperti, primo passo per
chiedere la revisione del processo.