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Il “Mare fuori” a Bari, l’educatore: “Qui tante storie di riscatto”

Pubblicato da: Rosanna Volpe | Ven, 24 Marzo 2023 - 19:14
“Se sarò riuscito a salvare almeno un ragazzo la mia vita non sarà stata vana”. Raffaele Diomede è il “padre” di tanti di questi ragazzi che per strada spesso trovano un nemico dal quale è difficile salvarsi e a cui persone come Diomede, che lavorano nei quartieri più a rischio, cercano di dare l’opportunità di guardare al futuro con occhi diversi attraverso progetti e spazi dedicati. E così tante storie serpeggiano per le e strade, attraversano difficoltà e restano nel cuore e sulla pelle di chi le ha vissute e condivise. Proprio come Raffaele Diomede che di ognuno di quei ragazzi porta con sé gli sguardi, il dolore, i piccoli momenti di gioia in quella grande famiglia che è Chiccolino, centro diurno polifunzionale per minori a rischio di devianza e dell’area penale, sorto nel 2009 come comunità educativa in una struttura confiscata alla criminalità sul waterfront di San Girolamo a Bari, di cui è educatore e coordinatore.
1) Che ricordi ha della sua esperienza nella grande famiglia “Chiccolino”?
Guardi ha utilizzato bene l’espressione “grande famiglia”. Se la nostra società funzionasse come ha funzionato la Comunità Educativa per minori dell’area penale, sarebbe certamente una società migliore. I ricordi più belli sono racchiusi nel mio libro “Si può nascere Ancora” edizioni Palomar i cui proventi vanno in beneficenza. Racconto di storie di cambiamento, di “rigenerazione” umana, di scoperta dei propri talenti e lo faccio attraverso le lettere che gli stessi ragazzi hanno scritto al termine del loro percorso. Lettere che raccontano che la parola “impossibile” non esiste e che ad ogni ragazzo che ha commesso un reato, va sempre data un’opportunità per ravvedersi e scoprire, con l’aiuto degli educatori e degli adulti di riferimento, altre strade possibili da destini solo apparentemente ineluttabili.
2) C’è una storia che le è rimasta particolarmente impressa?
Tra le tante storie che ho avuto l’onore di incrociare vi è quella di Fabio, un ragazzo che durante la sua lunga messa alla prova in Comunità per un reato molto grave, ha avuto l’opportunità di diplomarsi con il massimo dei voti, essere selezionato tra i dieci diplomati più bravi d’Italia e partecipare ad un corso di domotica in una grossa realtà del nord Italia. Al termine della sua permanenza in Comunità è stato chiamato da una importante multinazionale pertolifera e adesso gestisce la domotica di tutte stazioni di servizio del territorio pugliese.  Vi è anche la storia di Roberto, che ha fatto del suo reato e della sua storia nel circuito penale, strumento per migliorare la Giustizia Minorile, si è iscritto alla facoltà di Giurisprudenza ed il suo sogno è diventare giudice minorile.
3) Ci sono dei ragazzi con i quali ancora oggi ha dei contatti?
Proprio qualche settimana fa ho contato il numero di ragazzi che ho seguito dal 2013 al 2019, ben 247! Ebbene di loro ho impresso i volti, le storie, gli abbracci, le lacrime, i sogni. Tutti sono parte della mia vita e credo che forse, anch’io sono ormai parte della loro
4) Cos’è cambiato oggi nel mondo dei giovani?
E’ cambiato il modo di comunicare, ma questo è un problema che riguarda noi adulti, perché abbiamo la pretesa che siano i giovani a seguire i nostri modelli tradizionali di comunicazione, quando invece lo sforzo deve essere il nostro. Oggi i ragazzi dialogano attraverso il digitale, siamo nell’era del metaverso, i linguaggi si sono informatizzati. Non capire questo significa creare un gap comunicativo tra noi e loro. Sono cambiati anche i modelli di riferimento: un tempo l’adulto di riferimento era il nonno, il maestro di bottega, l’insegnante, i maestri. Oggi sono gli influencer e le web star che spesso veicolano messaggi non valoriali ed effimeri, col serio pericolo che ragazze e ragazzi più vulnerabili abbiano la continua percezione di non sentirsi mai adeguati ai canoni di bellezza e di successo veicolati dal web.
5) In un post Facebook lei ha scritto “Se sarò riuscito a salvare almeno un ragazzo la mia vita non sarà stata vana”. Come si possono salvare questo ragazzi?
Lavorando sulle loro competenze trasversali. Sulla capacità di stare al mondo e di come stare al mondo. Gli adolescenti hanno bisogno di essere riconosciuti e di avere un ruolo sul palcoscenico della loro vita. La scommessa si gioca qui: se il ruolo glielo riconosce la criminalità, molto probabilmente inizieranno a delinquere, ma se lo Stato arriva prima, riconoscendo il valore di quel ragazzo attraverso lo sport accessibile, la scuola aperta, l’educazione alla bellezza e l’impegno sociale, egli si affrancherà da uno stile di vita deviante, anzi diventerà agente di cambiamento per l’intera società.
6) Oggi è molto seguita la serie Mare Fuori, nella quale si raccontano le vite nel riformatorio di Napoli. Se la conosce, ha rivisto qualcuno dei suoi ragazzi in quella serie?
Nella serie Mare fuori, ci sono i ragazzi con le loro storie difficili, ma c’è anche la presenza dello Stato vincente con gli operatori, gli educatori, una direttrice compassionevole, un progetto di vita. Negli occhi di quei ragazzi rivedo le stesse speranze, gli stessi sogni e la stessa fiducia di tutti i ragazzi che ho seguito e che attendono da noi non false attese, non comandi, ma guida, comprensione e solidarietà.

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