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Bari, intervista all’ex Massimo Donati: “Con Ventura giocavamo ad occhi chiusi. Il Frosinone sarà più rilassato”

Pubblicato da: Nicola Lucarelli | Gio, 9 Marzo 2023 - 16:30

Tra i campionati più belli ed entusiasmanti vissuti dai tifosi del Bari, c’è sicuramente quello della stagione 2009/10. Parliamo del Bari di Giampiero Ventura che stupì l’Italia del pallone col suo calcio veloce e spettacolare. Perno di quel Bari era Massimo Donati, calciatore che abbinava qualità e quantità, ma anche tanta esperienza, anche internazionale.

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L’ex centrocampista biancorosso si è concesso a un’intervista in esclusiva ai microfoni di Borderline24.com per raccontare la sua carriera,  il suo passato a Bari, ma anche il momento che sta vivendo la squadra di Mignani e la società biancorossa.

Buongiorno Massimo. Ci tolga subito una curiosità: molti la chiamano “Momo”, ci può spiegare il motivo?

“Quando ero al Celtic, nel 2007, i tifosi sin dal mio arrivo mi dedicarono un coro che faceva: ‘Momo Massimo Momo’. E da quel momento sono diventato Momo e in tanti mi chiamano così.”

Ha concluso la carriera in Scozia, la sua seconda patria calcistica. Ha militato in diversi club scozzesi: Celtic, Hamilton e St. Mirren. Cosa fa della Scozia un paese speciale e quali elementi del loro calcio adora?

“In Scozia, il calcio si vive con più spensieratezza: finita la partita, finisce tutto. Non ci sono tutte le polemiche che girano attorno al calcio italiano. Nei paesi britannici, se una squadra retrocede, viene comunque applaudita dai propri tifosi. Tuttavia, è anche bello vivere in ambienti dove si parla solo di calcio, come nel caso di Bari. Ma le cose devono andare bene, altrimenti non è tanto piacevole (ride). Per quanto riguarda il modo di vivere, è tutto molto organizzato: dai trasporti alla sanità. E, da friulano, tutto questo lo apprezzavo tanto.”

E proprio in Scozia ha iniziato la sua carriera da tecnico, affiancando prima Angelo Alessio poi Alex Dyer sulla panchina del Kilmarnock Football Club. Com’è stato il passaggio dal campo alla panchina?

“Per me non è stato un passaggio traumatico, non vedevo l’ora di iniziare ad allenare. Quando ho fatto il vice di Alessio e di Dyer, era più apprendistato, ma ho anche capito che fare il vice non era per me.”

A giugno 2022 l’inizio dell’avventura come tecnico del Legnago in serie D. Come sta andando?

“Considerate 3-4 squadre che, sulla carta, hanno investito più di noi, sta andando bene visto che siamo primi in classifica. Tra l’altro, la società non mi ha chiesto di vincere il campionato.”

Ma in questi anni si è anche cimentato nel ruolo di commentatore tecnico per una tv nazionale. Che esperienza è stata?

“Bella esperienza: ho girato tanti stadi, ho visto partite belle e ho parlato sempre di calcio, come piace a me. Ma c’è da dire che mi mancavano il campo e lo spogliatoio. Insomma, mi mancava vivere il calcio con tutte le sue pressioni e motivazioni.”

Tornando alla sua carriera da calciatore. Ha militato in tanti club importanti come Milan, Atalanta, Parma, Torino e Sampdoria. Senza dimenticare le 21 presenze con la nazionale under 21. Che bilancio fa della sua carriera?

“Bilancio buono, non ottimo. Per le aspettative che c’erano su di me da giovane, avrei potuto fare qualcosa in più. Non sono una persona che guarda indietro: tutto quello che ho fatto, nel bene o nel male, mi è servito per crescere e mi ha permesso d’imparare tante cose. Mi sono tolto comunque diverse soddisfazioni, tipo giocare la Champions col Celtic.”

E veniamo alla doppia esperienza a Bari: prima dal 2009 al 2012, poi il ritorno nel 2014 sino al 2016. Due periodi e due esperienze molto diverse tra loro.

“Il primo anno a Bari è stato fantastico, perché con Ventura abbiamo fatto una stagione strepitosa in una città che vive di calcio. La mia seconda avventura è stata invece poco fortunata: ero tornato carico con l’obiettivo di riportare il Bari in serie A, purtroppo non ci sono riuscito, vivendo momenti alti e bassi senza trovare mai quella costanza che serve per vincere i campionati.”

Quanto si è divertito nel primo Bari di Ventura con accanto gente come Almiron e Barreto?

“Ventura è uno dei miei mentori per i principi di gioco che insegna. Con lui si poteva giocare anche a occhi chiusi, perché sapevamo perfettamente cosa fare con o senza la palla. Poi arrivavano i risultati, c’era entusiasmo. Vincevamo contro le grandi squadre. Tutto bellissimo.”

La stagione seguente, proprio una sua rete da 3 punti contro la Juve, fece illudere tutta la piazza. Si attendeva la consacrazione, arrivò una pesantissima retrocessione. A distanza di anni, che spiegazione si è dato?

“È stata una stagione pessima sia per i risultati, ma anche per quello che è venuto fuori dopo e mi riferisco al calcio scommesse: una pagina indegna e improponibile per dei calciatori professionisti. Tuttavia, negli anni seguenti, ho sentito e letto tante cose non vere, tipo che c’era lo spogliatoio rotto. Genoa Bari? Nello spogliatoio ci sono sempre chiarimenti o discussioni, ma non sono queste che determinano l’andamento di un campionato. Al massimo ti cambiano una gara, ma non una stagione.”

E veniamo al Bari dei giorni nostri. Bari reduce dal blitz esterno di Ascoli e ad un solo punto dalla promozione diretta.

“È un Bari carico e con molto entusiasmo. Quando a Bari le cose vanno per il verso giusto, c’è il supporto di molta gente, non solo dei fedelissimi. Un sostegno quasi incontrollato. Tutto questo conta parecchio perché ti vai ad allenare con tanta voglia. Hanno l’obiettivo a portata di mano, quindi devono provarci, anche se non sarà facile. È stato fatto un lavoro incredibile dal mister, dal direttore sportivo e dalla proprietà: riportare il Bari dalla D al terzo posto in serie B non era affatto semplice o scontato.”

Crede che il Frosinone sia irraggiungibile? Quali le sue favorite per la promozione in A?

“Frosinone a parte, credo che alla fine se la giocheranno Bari e Genoa.”

Sabato c’è proprio Bari Frosinone. Terza contro prima. Chi rischia di più e che partita si aspetta?

“Il Frosinone ha tanti punti di vantaggio quindi arriva alla partita leggermente più rilassato, ma questo potrebbe valere anche per la squadra di Mignani. Per il Bari sarebbe importante vincere o portare a casa punti. Se i biancorossi giocheranno come ha fatto in diverse occasioni, potrebbe venir fuori una bella partita.”

Tema caldo di queste ore, quello della multiproprietà. Aurelio De Laurentiis ha dichiarato che, in caso di promozione in A, il Bari sarà venduto.

“Credo che non serva fasciarsi adesso la testa. L’obiettivo è andare in serie A, poi si penserà a cosa ci sarà da fare. Inutile sprecare energie fisiche e nervose su un qualcosa di ipotetico.”

 

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