Nella giornata di ieri, nella Sala Caduti di Nassirya del Senato, è stato presentato il progetto del nuovo Parco della Giustizia di Bari. L’intervento, affidato a Atelier(s) Alfonso Femia, Proger, Magnanimo Ingegneri Associati e Land Italia, si inserisce in un più ampio quadro di collaborazione tra il Ministero della Giustizia e l’Agenzia del Demanio per la costruzione di un modello dei Parchi della Giustizia, capace di ottimizzare gli spazi in uso agli uffici giudiziari e di rispondere alle necessità del territorio con azioni di recupero urbano a beneficio della cittadinanza.
Si tratta di un articolato piano di interventi strategici che riguardano, tra gli altri, la mobilità dolce, la riqualificazione di quartieri decentrati e degradati e la lotta al cambiamento climatico che prevede, inoltre, la realizzazione di un’ampia area verde di 10 ettari. L’importo totale dell’investimento per la realizzazione dell’opera è di circa 405 milioni, di cui 382 milioni sono già stati stanziati dal Ministero della Giustizia e per la restante quota sono stati messi a disposizione fondi dall’Agenzia del Demanio. È stato proprio Alfonso Femia ad evidenziare l’anima del progetto. “Per la prima volta – ha dichiarato – un luogo deputato all’amministrazione della Giustizia si trasforma in area urbana e paesaggio condiviso. Il progetto avvicina aspetti complessi della società, attraverso il filtro della dimensione culturale e ambientale. Il parco che ospiterà la città della Giustizia diventerà un luogo pubblico collettivo ed educativo, innovativo e rispettoso dell’ambiente” – ha precisato.
Il Parco della Giustizia di Bari, sorgerà in particolare nella località Carassi, quartiere ad alta densità di traffico, che, si legge nel progetto a firma – Atelier(s) Alfonso Femia mandataria, Proger, Magnanimo Ingegneri Associati e Land Italia, “nasconde, nell’indifferenziata espansione edilizia senza qualità, una villa ottocentesca, una delle poche chiese rurali rimaste e l’unico menhir ancora presente nella città, oltre alle due ex caserme Milano e Capozzi, da tempo abbandonate e in stato di degrado”. Il quartiere si trova sul margine dello spazio urbano in prossimità della zona rurale ed è, attualmente, un’area di vuoto. Il bordo urbano è eterogeneo composto da case popolari e villette unifamiliari di media altezza alternate a spazi aperti. È in questo contesto che sorgerà il Parco della Giustizia della città di Bari. Esito di un concorso indetto dall’Agenzia del Demanio, il progetto rivela un’assoluta coincidenza di visione tra i committenti e il raggruppamento vincitore del bando sui termini di sviluppo della città contemporanea. Oltre ad assolvere le necessarie funzioni della Giustizia, il Parco della Giustizia si pone come volano per la nascita di una nuova dimensione, in cui il verde governa lo sviluppo urbano, soddisfacendo esigenze di aggregazione, ludiche, sportive e compensando visivamente e funzionalmente le disarmonie esistenti, a partire dagli spazi di risulta e inutilizzati, dalla mancanza di una compensazione ambientale per l’alta densità di traffico, alla discontinuità ambientale e paesaggistica. L’idea progettuale si alimenta proprio alle esigenze urbanistiche e architettoniche, sociali ed economiche e punta a ricostruire la connessione tra le parti, a ricomporre i frammenti territoriali, adottando il verde come collante tra le parti e propulsore di attività civiche intergenerazionali, calate laddove si amministra la Giustizia.
Nel progetto è previsto un tribunale “quadrifoglio”. In particolare, riproducono la sagoma biomorfa del quadrifoglio, i quattro edifici del Tribunale: nella sfasatura tra le foglie si realizzano i passaggi pedonali e le aree per la sosta. Credenze popolari attribuiscono alle foglie del quadrifoglio il significato di speranza, fede, amore, fortuna, particolarmente emblematici del ruolo degli edifici. Gli edifici coprono il 30 per cento dell’area di progetto, il 70 per cento è destinato a verde. Ma non solo, questi ultimi sono concepiti in maniera “permeabile”. Ogni tribunale avrà un’area all’aperto, una sorte di grande corte. Gli atrii, quasi piazze interne, accoglieranno professionisti e pubblico, creando le condizioni per svolgere attività di studio, lavoro, scambio e relazione. Lo spazio esterno tra gli edifici crea una spina centrale di percorrenza sui punti cardinali Nord/Sud, che sfocia nella Piazza Lineare dei Tribunale, caratterizzata da alberi di specie locali, panchine e aree di sosta.
In facciata è previsto un sistema di frangisole variabili per dimensioni e inclinazioni crea superfici cangianti per la diversa incidenza della luce nel corso della giornata. In copertura il binomio pensiline fotovoltaiche, collettori di energia rinnovabile, e spazi verdi si armonizza con l’intorno ambientale. Inoltre, per il progetto, si è voluto dare risalto ad un problema atavico, quello dei parcheggi. Per rispondere alla necessità di aree di sosta sia per il tribunale, sia per il quartiere il progetto prevede parcheggi interrati riservati agli addetti ai lavori (che si sviluppano su un unico piano interrato, occupando il centro di ogni edificio); parcheggi a raso lungo la strada perimetrale; parcheggi per car sharing e colonnine di ricarica dei veicoli elettrici. L’ingresso in auto al Tribunale avverrà dal versante orientale. Nella parte a Nord sono stati previsti percorsi dedicati alla mobilità dolce che attraversano il parco.
Il parco, più nello specifico, ha due caratteri prevalenti: la sua fascia esterna è la porzione deputata all’attività pubblica e a quella sportiva, mentre la parte centrale è un grande cuore verde che crea spazio e suggerisce un paesaggio ampio e naturale. La presenza del grande lago all’interno del parco diventa simbolico nel riconnettere le persone alla natura, nelle parole del paesaggista Andrea Kipar, studio LAND un “pezzo di cielo nel parco per unire tutti questi elementi dove architettura, paesaggio, suolo si incontrano. Solamente i percorsi saranno illuminati. Le aree verdi e boschive saranno protette dall’inquinamento luminoso. Informato ai più aggiornati criteri di sostenibilità ambientale, riduzione dei consumi ed efficienza energetica, così come le cogenze legislative e normative impongono, lo studio progettuale ha messo al centro dell’analisi il soddisfacimento degli obiettivi di condivisione degli spazi da parte della collettività. “Lo scenario di riferimento è rappresentato dai luoghi in cui la comunità si aggrega, si muove, cresce – ha detto infine Femia – al centro della progettazione abbiamo messo le necessità non più delle persone in quanto singoli individui, ma come membri di un gruppo. Per tenere insieme la scala esigenziale sia individuale, sia collettiva è stato necessario comprendere l’identità della comunità capire le sue necessità e i modelli per il coinvolgimento emozionale, favorendo la realizzazione di un ambiente entro le quali le relazioni si possano costruire” – ha concluso.