Addio a 1 mimosa su 3 in Puglia a causa della siccità che ha tagliato la produzione di almeno il 30%. Punte fino all’80% in alcuni aree della provincia di Lecce con gli sbalzi di temperature causati dai cambiamenti climatici che a macchia di leopardo hanno fatto anticipare la raccolta e provocato insieme alla guerra in Ucraina l’esplosione dei costi dell’energia per salvare nei frigo i fiori simbolo dell’8 marzo. E’ quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti Puglia, per la giornata delle donne con i ramoscelli di mimosa Made Italy, soprattutto delle province di Bari e Lecce, sostituite in questi giorni da ranuncoli gialli e primule proprio per il crollo della produzione.
Ma nell’ultimo anno la siccità e le alte temperature – sottolinea la Coldiretti Puglia – hanno tagliato la raccolta, come mai avvenuto a memoria dei florovivaisti. Il 2022 infatti – spiega Coldiretti – è stato l’anno più caldo mai registrato prima con la temperatura media superiore di quasi un grado (+0,98°) con il 30% di precipitazioni in meno rispetto alla media storica del periodo 1991-2020, secondo le elaborazioni Coldiretti sulla banca dati Isac Cnr che evidenziano come la stessa anomalia si conferma anche nei primi mesi di quest’anno.
La scarsità di mimose nel 2023 ha fatto aumentare le quotazioni con prezzi che – sottolinea Coldiretti – vanno dai 5 ai 10 euro per i rametti più piccoli, per salire fino ai 20 euro e oltre per i mazzi più grandi o per le piante in vaso. Una situazione che sta attirando i ladri di fiori tanto che – sottolinea la Coldiretti – si moltiplicano le segnalazioni di furti e tentati furti nelle aree di coltivazione ed esplode in vista dell’8 marzo il mercato nero dei venditori abusivi in strade e piazze che vanno assolutamente evitati per non alimentare il business dell’illegalità. Oltre a essere il simbolo della presenza femminile nel mondo, l’acquisto della mimosa esprime anche un importante attenzione all’ambiente perché – spiega la Coldiretti – si salva così una coltivazione realizzata in Italia con tecniche eco-compatibili soprattutto nei tipici terrazzamenti che si affacciano sul mare, altrimenti destinati al degrado e all’abbandono
La mimosa – continua la Coldiretti – venne introdotta in Europa intorno al 1820 trovando in Italia ottime condizioni di coltivazione e clima e dal 1946 è il simbolo dell’8 marzo nel nostro Paese. Le varietà più diffuse sono – precisa la Coldiretti – la Floribunda e la Gaulois che è più rigogliosa. Le foglie di mimosa, composte da tante foglioline verde chiaro, in caso di pericolo (per esempio se vengono sfiorate o la temperatura supera i 20 gradi) si ritraggono, ed è per questo particolare reazione che ha preso il nome scientifico “mimus”, dal latino attore mimico. Per conservare al meglio i rametti di mimosa con i loro fiori gialli – consiglia la Coldiretti – è bene tagliare quanto prima gli steli che devono rimanere per due ore in acqua pulita e inacidita con due gocce di limone. Vanno quindi collocati in penombra e mantenuti in ambiente fresco e umido perché – conclude la Coldiretti – la mimosa rilascia molta acqua attraverso la traspirazione e bisogna evitare che la perdita di liquidi faccia seccare rapidamente il fiore.