La Puglia è in controtendenza, a livello nazionale, in termini di imprenditoria femminile. Nonostante nel 2022 si contino 6mila imprese femminili in meno rispetto al 2021, la Puglia fa segnare una variazione positiva di 319 imprese nel confronto fra i due anni, seguita dalla Lombardia (277), Sardegna (272), Trentino Alto Adige (156) e Valle d’Aosta (18). Per tutte le altre regioni italiane i dati portano il segno meno. Ma non solo, in Puglia il tasso di femminilizzazione imprenditoriale nel 2022 è del 23,18%, più alto della media nazionale che è del 22,21%. Nella regione, dunque, il contesto generale ancora complicato dagli effetti della pandemia, dalla guerra e dalla crisi energetica, non ha scoraggiato nelle donne pugliesi la voglia di dar vita a una impresa.
Lo scenario nazionale: sul piano nazionale, come mostra la fotografia scattata dall’Osservatorio per l’imprenditorialità femminile di Unioncamere e InfoCamere, l’imprenditoria più innovativa ha accelerato, trainata dai settori a maggior contenuto di conoscenza: sono 2mila in più le imprese femminili nelle Attività professionali, quasi 1.500 in più quelle attive nelle Attività immobiliari, circa mille in più nei Servizi di comunicazione e nelle Attività finanziarie, 800 in più nel Noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese. “La componente più innovativa dell’impresa femminile non solo non si è arresa di fronte alle difficoltà dello scorso anno, ma anzi si è irrobustita”- ha commentato il presidente di Unioncamere, Andrea Prete – è indicativo di un processo che osserviamo da tempo e che mostra che sempre più donne scelgono di mettere a frutto le proprie competenze ed il proprio talento aprendo attività in alcuni settori che ancora sono a prevalente presenza maschile”.
A fine 2022 le imprese femminili registrate sono 1.337, il 22,21% del totale delle imprese. L’evoluzione delle imprese femminili dello scorso anno mostra con chiarezza un cambiamento in atto nella partecipazione delle donne al sistema produttivo. Alcune roccaforti della presenza imprenditoriale femminile quest’anno hanno vacillato: il Commercio (in cui le imprese guidate da donne sono quasi 340mila e incidono per il 24% sul totale del settore) ha perso 7.700 imprese femminili; l’agricoltura (dove le donne a capo di una impresa sono 203mila e pesano per più del 28% del totale) ne ha perse oltre 4mila; le Attività di alloggio e ristorazione (in cui le imprese femminili sono 134mila e incidono per il 29%) conta 1.200 imprese femminili in meno.
Tutti gli altri settori, alcuni dei quali storicamente hanno un tasso di partecipazione femminile inferiore alla media, registrano invece incrementi significativi. E molti di questi rientrano tra i settori più innovativi o comunque a maggior contenuto di conoscenza. E’ il caso delle Attività professionali, scientifiche e tecniche, in cui le imprese femminili sono aumentate di oltre 2mila unità con un incremento di quasi il 5% e che, anche grazie a questa dinamica, oggi hanno un tasso di femminilizzazione del 19,71%; i Servizi di informazione e comunicazione (in crescita del +2,18% con 579 imprese in più), che raggiungono un tasso di femminilizzazione del 19,2%; le Attività finanziarie ed assicurative, in aumento dell’1,21% con 354 imprese in più (e un tasso di femminilizzazione che arriva quasi al 22%). Le imprese femminili aumentano anche nelle Costruzioni (+1,67% e 918 imprese in più), nelle Attività immobiliari (+2,25% e 1.438 in più), così come in alcuni settori in cui già la presenza femminile è cospicua: Istruzione (+3,53% e 359 imprese in più), Sanità (+1,66% e 285 imprese in più), Attività artistiche, sportive e di intrattenimento (+1,54% e +288), Altre attività dei servizi (+1,11% e 1.423 imprese in più).
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