“Anche il fruttivendolo è diventato un lusso che tanti non possono permettersi, la verdura ha raggiunto costi esorbitanti. Solo qualche giorno fa ho trovato le rape a 3.50 al chilo. O fai molti giri per trovare la convenienza o rinunci”. Lo ha raccontato a Borderline24 una cittadina barese alle prese con un caro prezzi relativo soprattutto alle verdure che, ha precisato “in alcuni casi è davvero esagerato”. Ma non si tratta di un caso isolato.
Dal costo delle zucchine (anche se ormai fuori stagione), a quello delle rape, sino a passare per quello dei carciofi o delle melanzane ma anche cavoli, finocchi e broccoli. Sono moltissime le lamentele relative ai costi delle verdure (anche quelle di stagione) che, nel barese, denunciano i cittadini “cambiano prezzo a seconda del supermercato o del fruttivendolo di turno”. Se in alcuni casi è infatti possibile trovare prezzi ancora “accessibili”, in altri, soprattutto per chi non è autonomo “risulta impossibile comprare”.
“Da noi – ha spiegato una residente di Palese – non fa differenza se ci si trova al supermercato o al fruttivendolo. Pensano che siamo tutti quanti ricchi, la differenza dei prezzi varia di poco, circa 50 centesimi. Per tutto il resto, i costi sono davvero esagerati” – ha precisato. “Non è possibile – ha sottolineato un’altra cittadina – per un chilo di rape spendere 3.50. Per una famiglia di quattro persone diventa impossibile concedersi il lusso della verdura. Ho trovato i cavoli a 2.50 al chilo, ma anche a 3 euro, lo stesso i broccoli. I prezzi cambiano a seconda del luogo in cui vai a comprare Eppure dovrebbe funzionare al contrario, dovrebbero costare di più i cibi meno genuini” – ha concluso.
“Mi è capitato di trovare le rape a un euro al chilo – ha raccontato un’altra – ma ho dovuto girare moltissimo, spendendo tanto in benzina. Ne è valsa la pena? Si e no, la certezza però è che non è giusto. Stiamo parlando di rape locali, dubito che una variazione di prezzo anche tra fruttivendoli che sono a poca distanza l’uno dall’altro sia dovuta a qualcosa di specifico. Vogliono arricchirsi alle nostre spalle con la scusa della crisi” – ha concluso. Non solo rape però che, va specificato, sono a ridosso del periodo di fine stagionalità, quindi, ha specificato un ex imprenditrice agricola “potrebbero costare di più perché scarseggiano, così come le zucchine, che hanno prezzi raddoppiati perché sono fuori stagione”. Tra i rincari ci sono anche peperoni e melanzane.
“Qualche giorno fa, in un supermercato – ha raccontato una cittadina residente a Bari – le melanzane erano a 4.49 al chilo”. Prezzo che, ha confermato un’altra residente nello specifico a Carbonara “non varia se si va al fruttivendolo”. “Anche in quelli abusivi, ovvero quelli che vanno in giro per vendere, hanno prezzi esagerati: una settimana fa melanzane e peperoni erano 5 euro” – ha concluso. “E’ meglio comprare verdure di stagione – ha spiegato un’altra residente – in alcuni casi. I prezzi variano a seconda dei luoghi. I pomodorini per esempio, al mercato ho potuto comprarli a 4 euro al chilo, al supermercato 7 euro. Certo è che non tutti possono permettersi di fare molti giri per comprare la verdura, penso a chi non ha l’auto e trova molto più comodo il supermercato vicino casa. E’ abbastanza ingiusto che i prezzi, a parità di prodotti, varino così tanto”- ha concluso.
“Si va bene – ha sottolineato un’altra cittadina – c’è la crisi. Ma questo non giustifica i costi così alti, soprattutto se variano da un isolato all’altro. Ci dovrebbe essere un blocco sui prezzi di alcuni alimenti, parlano tanto di educazione alimentare poi fanno pagare un chilo di verdura più di un panino al fast food. È abbastanza illogico, per non dire ingiusto. Molte volte ho rinunciato a comprare rape, zucchine, ma anche melanzane o broccoli e molto altro perché non potevo permettermi di andare a cercare il fruttivendolo meno costoso, non tutti possono. Tra caro bollette e caro alimenti vivere sta diventando davvero difficile” – ha concluso.
“Mio padre ormai non vende più le ciliegie – ha raccontato infine un’altra cittadina – la Ferrovia la pagano a un euro, poi la vendono a 7. Non conviene più, si arricchiscono. Ormai si vende all’estero e al nord, pagano molto di più rispetto a quando si vende ai mercati generali dove non si trova la qualità, la primizia, ma solo la seconda scelta che ormai è l’invenduto, purtroppo non di qualità, che arriva dritto sulle nostre tavole” – ha concluso.