Un segmento di osso del perone prelevato, modellato e impiantato per ricostruire una porzione di mandibola asportata perché aggredita da un raro tumore maligno (Sarcoma di Ewing) in una bambina di 10 anni. Per l’intervento, eseguito all’ospedale pediatrico Santobono di Napoli, è stata chiamata la professoressa Chiara Copelli che opera con la sua equipe nell’unità operativa di chirurgia maxillo-facciale del Policlinico di Bari. L’asportazione tradizionale avrebbe comportato la rimozione di una porzione di mandibola. Gli esiti di questa procedura, in assenza di una ricostruzione, portano a problematiche estremamente invalidanti e permanenti: deformità del volto, difficoltà nell’alimentazione e nell’articolazione delle parole.
“L’intervento di ricostruzione effettuato – spiega la prof. Copelli – ha previsto il prelievo di un segmento di osso dal perone, il suo modellamento a ricreare la forma della porzione di mandibola asportata e il successivo trapianto nella zona da ricostruire. Quest’ultima fase viene effettuata al microscopio e prevede l’esecuzione di connessioni tra vasi arteriosi e venosi del diametro di pochi millimetri”. Il complesso intervento di chirurgia oncologica ricostruttiva è stato possibile grazie alla collaborazione delle direzioni generale e sanitarie delle strutture coinvolte per riunire il team multidisciplinare. Oltre alla professoressa Chiara Copelli, hanno operato il dott. Marcello Zamparelli, direttore unità operativa di chirurgia Plastica e delle ustioni dell’Ospedale Santobono di Napoli e dal dott. Franco Ionna, direttore dell’unità operativa di chirurgia testa-collo dell’Istituto IRCCS Pascale di Napoli.
Il decorso posto-operatorio si è svolto regolarmente e senza complicanze. Grazie alla particolare tecnica utilizzata, la piccola paziente può ottenere un completo recupero sia sotto il punto di vista estetico (simmetria del volto) che funzionale (deglutizione, fonazione, capacità di alimentarsi). L’intervento richiede l’utilizzo di tecniche microchirurgiche e di biomateriali specifici che non interferiscano con la crescita ossea della parte ricostruita nella piccola paziente.
“La rete degli ospedali pediatrici è stata fondamentale per offrire l’opportunità di un completo recupero e corretto sviluppo della piccola paziente che senza lasciare la sua regione ha potuto beneficiare di un intervento di assoluta eccellenza che solo pochi centri in Italia possono eseguire”, aggiunge il direttore generale del Policlinico, Giovanni Migliore. “L’esiguo numero di rare forme tumorali in pediatria – spiega Migliore – spesso non consente a più di un centro di acquisire le competenze necessarie a garantire risultati ottimali. Per questo la collaborazione tra strutture ospedaliere assicura le migliori risorse in ambito nazionale nell’esclusivo interesse dei bambini e garantisce la sostenibilità del servizio sanitario”.