La sfida di sabato prossimo tra Bari e Cagliari non può essere considerata una semplice gara del campionato cadetto. La partita tra i galletti e gli isolani rappresenta anche un prestigioso incrocio tra due club storici del calcio italiano. Tanti i calciatori che hanno indossato la maglia biancorossa e rossoblù, tra questi c’è Ânderson Miguel da Silva, meglio noto come Nenê, attaccante brasiliano, ma in Europa dal lontano 2008.
Nenê si è concesso a un’intervista in esclusiva ai microfoni di Borderline24.com per raccontare la sua vita, la sua carriera e il suo passato in Puglia e Sardegna.
Nel mondo del calcio è conosciuto come Nenê. Come mai porta questo soprannome?
“Sono conosciuto come Nenê, perchè quando ero in Brasile, mia nonna non riusciva a scrivere e pronunciare il mio nome Ânderson, così ha trovato un modo più facile per chiamarmi e ha scelto il soprannome Nenê”.
Nenê, lei è un classe 1983. Ma con ancora tanta voglia di fare il calciatore. In quale club milita attualmente?
“Ho 39 anni e gioco in Portogallo, nel Vilafranquense, un club di seconda divisione. Sto facendo anche bene, in questa stagione ho già realizzato 11 gol. La squadra occupa il quinto posto in classifica. La società mi ha già contattato e abbiamo rinnovato il contratto per un’altra stagione. Ma sto anche pensando al mio futuro: sto facendo il corso da allenatore, perchè la mia volontà è quella di restare nel mondo del calcio”.
Ripercorrendo la sua vita: lei nasce in Brasile, a Sorocaba, comune nello Stato di San Paolo. Prima di diventare calciatore, che lavoro faceva da adolescente?
“Lavoravo sugli autobus. Raccoglievo i soldi dei biglietti dei passeggeri. Una specie di controllore. A fine giornata calcolavo quanto avevo guadagnato. Ho fatto questo lavoro dai 12 sino ai 17 anni”.
Venendo alle sue caratteristiche tecniche, è un attaccante completo, con un buon tiro anche se la sua specialità sono i colpi di testa. Spesso, è stato affiancato a Mário Jardel, ex attaccante brasiliano del Porto.
“In Portogallo Jardel è un calciatore simbolo per quanto ha fatto nel Porto. Abbiamo caratteristiche simili, quindi è un paragone che accetto molto volentieri”
La sua carriera è iniziata nel São Bento, poi ha vestito diverse maglie di club minori brasiliani, sino all’arrivo nel Cruzeiro. Poi, nel 2008, l’approdo in Europa, nel Nacional, in Portogallo. L’anno dopo giunse in Italia, proprio al Cagliari. Che ricordi ha di quella trattativa col club di Cellino?
“Ricordo bene quella trattativa. Venivo da una bella stagione nel Nacional e il mio nome era venuto alla ribalta. Su di me c’era anche il Milan di Adriano Galliani. Ma Cellino mi voleva portare a Cagliari a tutti i costi e per un motivo molto particolare: siamo nati nello stesso giorno e lui è un tipo molto scaramantico. Mi vedeva come un portafortuna e delle mie caratteristiche tecniche non gliene importava niente”.
E proprio col Cagliari ha scritto pagine importanti: 124 presenze e 23 gol. Cosa rappresenta, per lei, la maglia rossoblù?
“Cagliari rappresenta la mia vita. Grazie al club rossoblù ho coronato un sogno: quello di giocare nella serie A italiana. Era il mio desiderio sin da bambino quello di diventare calciatore di una squadra italiana. Nella mia stanza avevo una maglietta del Milan”.
E il primo gol in serie A, lo realizzo proprio al San Nicola contro il Bari…
“Feci un bel gol quel giorno: stop di destro e tiro di sinistro. La mia prima rete nel campionato e proprio al San Nicola. Un segno del destino”.
Cagliari che, dopo l’amara retrocessione in B, sta cercando di tornare protagonista in questo difficile campionato cadetto. Crede che la squadra di Ranieri possa riuscire a tornare in serie A?
“La squadra è forte, ma devono dimostrare di più. Questa serie B è troppo competitiva. Il livello si è alzato molto e diverse squadre possono ambire alla serie A. Per questo motivo le squadre retrocesse dalla A hanno tante difficoltà nel risalire nella massima categoria.”
Dopo aver vestito le maglie di Verona e Spezia, arrivò a Bari nel 2017. Per lei, in biancorosso, 24 presenze e 6 reti. Purtroppo, però, le cose non andarono come tutti si aspettavano…
“La squadra era competitiva e si poteva arrivare in serie A. Ma purtroppo non bastano i nomi per vincere. Fu comunque un campionato positivo ma, alla fine, non riuscimmo a salire in A. Poi sopraggiunsero le difficoltà del club e arrivò quel doloroso fallimento. Per quanto mi riguarda, aveva già trovato l’accordo per il rinnovo”.
L’epilogo triste nella gara playoff di Cittadella. Secondo lei quella squadra, senza i problemi societari, avrebbe potuto raggiungere la serie A? Sorpreso dal cammino di Grosso a Frosinone?
“Grosso è un bravissimo allenatore e la sua idea di calcio era validissima. Ma la squadra non riuscì a dare il 100% in quel campionato”.
Quale il ricordo più bello della sua parentesi a Bari?
“Sicuramente la coreografia dei tifosi nel derby contro il Foggia. Il calore dei tifosi biancorossi mi è rimasto nel cuore”.
Sarebbe rimasto in serie D, come fece il capitano Ciccio Brienza?
“Assolutamente sì. Ricordo che dei tifosi mi fermarono per strada invitandomi a restare anche in serie D. Se fosse arrivata un’offerta dai De Laurentiis sarei rimasto volentieri. Purtroppo non giunse nessuna proposta dalla nuova società”.
E veniamo al Bari dei giorni nostri. Biancorossi che occupano il terzo posto e possono sfoggiare diversi calciatori talentuosi come Cheddira o il portiere Caprile.
“Ho visto qualche spezzone di partita. Stanno facendo un ottimo lavoro e possono contare sull’apporto dei tifosi biancorossi, un elemento che potrebbe fare la differenza”.
Sabato c’è Bari – Cagliari. All’andata si imposero i galletti. Come vede la sfida del San Nicola? Per chi farà il tifo?
“Per il Cagliari sarà una partita difficile. Ma anche per il Bari non sarà semplice. Tiferò per un pareggio (ride) perchè ho entrambe le squadre nel cuore. Resterò per sempre tifoso di Bari e Cagliari.”