Un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. È quanto emesso dal gip del tribunale di Bari, su richiesta della Dda, e notificato dai carabinieri, nei confronti di un 42enne, attualmente detenuto in regime di 41 bis in quanto ritenuto responsabile del tentato omicidio di matrice mafiosa del presunto capo clan foggiano, Roberto Sinesi, avvenuto nel settembre del 2016 a Foggia.
In particolare, durante l’agguato, la vittima si trovava con sua figlia e il suo nipotino di 4 anni. Entrambi rimasero feriti. Ragion per cui, il 42enne è accusato di tentato omicidio plurimo e pluriaggravato dal metodo mafioso al fine di agevolare la compagine criminale del clan Moretti-Prellegrino-Lanza. Ma non solo, l’uomo, inoltre, è accusato anche di porto illegale di armi da fuoco, anche da guerra, e ricettazione. Nel corso dell’agguato, più nello specifico sia Sinesi, sia il bambino, furono feriti da diversi colpi d’arma da fuoco sparati da un fucile d’assalto Kalashnikov e una pistola semiautomatica calibro 9.
Le indagini, nel corso del tempo, hanno accertato che Sinesi rispose al fuoco sparando molti colpi con un’arma che in quel momento deteneva illegalmente. Ragion per cui, il presunto capo clan, è stato condannato a 5 anni di reclusione. Secondo gli investigatori, il tentato omicidio di Sinesi è riconducibile in particolare “alle composite e pluriennali dinamiche delittuose delle batterie dell’associazione a delinquere di tipo mafioso nota come ‘Società foggiana’, che riguardano nello specifico il controllo “egemonico” del territorio e, inoltre, delle attività illecite nell’ambito sia dello spaccio di sostanze stupefacenti, sia delle attività di tipo estorsivo.
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