“Si sta scatenando l’allarme per via dell’aumento dei casi di scarlattina, non ne vedevo così tanti da tempo, ma non c’è da preoccuparsi”. Lo ha raccontato a Borderline24 Luigi Nigri, pediatra pugliese (con un’esperienza di circa 30 anni alle spalle) e vice presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri, sottolineando che si tratta di una malattia batterica, non virale e che “una volta diagnosticata, si può curare con una cura antibiotica”.
In particolare, in una sola giornata, su trenta bambini visitati, cinque hanno mostrato sintomi relativi all’infezione, di questi – ha sottolineato Nigri – “quattro erano positivi, uno negativo. L’infezione dunque c’è, ed è conclamata”. Ma a far crescere l’allarme nei confronti della scarlattina, malattia esantematica contagiosa, causata dallo Streptococco Beta Emolitico di gruppo A (batterio che produce una tossina detta tossina pirogenica), non sono solo i numeri, ma anche (e soprattutto) i genitori che, dopo due anni di timori legati alle modalità di trasmissione del Covid-19 e, alle prese con un periodo ricco di virus e influenza che hanno portato i piccoli a restare a casa più del necessario, sono fortemente preoccupati che anche un solo caso in classe possa scatenare un vero e proprio focolaio, mettendo a repentaglio la salute di piccoli e grandi.
“Ma non c’è da preoccuparsi – chiarisce Nigri – casi complicati, sino ad ora non ce ne sono stati. Per ragioni che possiamo solo ipotizzare si sta diffondendo moltissimo. La cura comporta la prescrizione di un antibiotico. C’è da chiarire però un punto importante: abbiamo l’infezione da streptococco e poi la scarlattina, dovuta all’infezione con segni clinici più importanti. Dobbiamo imparare a distinguerle, perché l’infezione da streptococco non arriva necessariamente alla scarlattina che invece ha un quadro clinico ben definito e può portare a complicazioni di diverso tipo, anche al cuore” – ha specificato sottolineando i segni clinici più importanti. Tra questi la febbre alta, la lingua a fragola, le eruzioni cutanee, ma anche le placche evidentemente infiammate.
“Molti genitori sono giustamente allarmati – ha proseguito l’esperto – ma è importante comprendere che se non ci sono sintomi come rush cutanei, febbre, tonsille gonfie o tosse, non è il caso di preoccuparsi proprio in virtù del fatto che non è una malattia virale, ma batterica, pertanto, anche se c’è stato un caso in classe, non è detto che ci sia stato contagio, dunque non è necessario fare tampone. Si tratta di una malattia che esiste da tanti anni, è importante avere accuratezza nella diagnosi, soprattutto da parte dei pediatri di famiglia che, una volta constatata la presenza dei sintomi devono procedere al tampone che permette in soli 8 minuti di avere risposta e poi procedere con la cura” – ha concluso.
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