Cappotti termici e sistemi di riscaldamento ibridi di ultima generazione. Sono questi i principali interventi di riqualificazione energetica effettuati in Puglia per fruire dei superbonus. È quanto emerso da uno studio condotto dal data analyst Davide Stasi, secondo il quale, tra gli interventi trainanti, ci sono anche la sostituzione dell’impianto di climatizzazione invernale assieme a nuovi infissi, serramenti e “building automation” per rendere “smart” gli edifici.
Entrando più nel dettaglio, in Puglia, al 31 dicembre 2022, risultano 22.110 gli interventi edilizi incentivati dal superbonus. Nel corso dell’ultimo anno, l’andamento è stato altalenante, a causa delle continue modifiche normative. Il totale degli investimenti ammessi a detrazione, per la sola Puglia, è stato di tre miliardi 492 milioni di euro (3.492.361.427). A carico dello Stato, dunque, tre miliardi 842 milioni di euro (3.841.597.570), ovvero il dieci per cento in più delle spese sostenute da famiglie e imprese.
“L’intervento più consistente in termini di investimenti e di risparmio energetico annuo – ha spiegato Stasi – ha riguardato l’involucro degli edifici: cappotti termici, sostituzione di infissi, coibentazione di soffitti e tetti. Per la climatizzazione invernale, invece, sono stati installati i sistemi ibridi (caldaia a condensazione e pompa di calore). La loro installazione, specie se abbinate ai pannelli fotovoltaici, fa conseguire facilmente il miglioramento di almeno due classi energetiche, condizione necessaria per fruire del superbonus. Con quest’ultima agevolazione, che si è affiancata a tutti gli altri incentivi già esistenti (Bonus casa, Ecobonus, eccetera), l’offerta di bonus cui ricorrere nel caso di interventi di riqualificazione energetica di un immobile è diventata davvero molto variegata” – ha specificato.
“Inoltre – prosegue – la possibilità di ridurre di molto la spesa per la loro realizzazione, grazie alla possibilità di ricorrere agli strumenti alternativi all’uso diretto della detrazione, come la cessione del credito e il contributo in forma di sconto (come era nelle intenzioni del Governo) ha sicuramente invogliato tanti proprietari di casa, anche coloro che non ne avevano i mezzi, sostenendo al contempo il rilancio della produzione e incrementando l’efficienza energetica del patrimonio immobiliare. La scelta tra un incentivo e l’altro dipende da tanti fattori. Ad esempio, la sostituzione dei serramenti con altri più performanti ha costituito e costituisce tuttora uno degli interventi trainati più richiesto; non solo per i requisiti tecnici in termini di risparmio energetico ma anche per l’estetica dell’immobile come elemento d’arredo” – ha evidenziato. Tra i lavori effettuati ci sono anche le installazioni dei collettori solari.
“Sia nel caso di abitazioni unifamiliari sia in ambito condominiale – ha aggiunto ancora – influisce sul miglioramento della classe energetica dell’edificio e riguarda un servizio energetico che va sempre considerato nel calcolo della prestazione energetica globale dell’edificio. Come era da attendersi il tipo di collettore usato è il “piano vetrato”. L’incremento del mercato dei pannelli solari per la produzione di acqua calda sanitaria può derivare da diversi fattori, tra i quali ha sicuramente inciso la volontà degli utenti di giungere finalmente ad una loro autonomia energetica; in questo senso, i pannelli solari sono stati spesso presentati dai tecnici come il completamento di un’offerta di riqualificazione energetica dell’immobile al fine di conseguire assieme ad altri interventi (trainanti e trainati) il necessario miglioramento di due classi energetiche o di una classe, se l’immobile è già in classe A3, condizione indispensabile per fruire dell’aliquota di detrazione al 110 per cento” – ha specificato.
In Puglia, i condomìni interessati dal Superbonus sono stati nello specifico 1.844 (il 70 per cento dei lavori è stato già ultimato) e rappresentano il 37 per cento del totale degli investimenti ammessi (1.287.558.881 euro). Riguardo agli edifici unifamiliari, si contano 16.444 asseverazioni (il 76 per cento dei lavori è stato già realizzato) e corrispondono al 52 per cento degli investimenti (1.819.721.561 euro). Ci sono, poi, 3.822 unità immobiliari funzionalmente indipendenti, vale a dire quei fabbricati che dispongono di almeno tre impianti di proprietà esclusiva (tra idrico, elettrico, gas e climatizzazione invernale) e rappresentano l’11 per cento degli investimenti (385.080.986 euro).
Riguardo alla tipologia di intervento, possono ritenersi indicativi i dati Enea che riassumono la spesa sostenuta nel 2021. In particolare, sono stati spesi 179,7 milioni per i cappotti termici. Pari al 22 per cento del totale 817,9 milioni di euro; altri 148,6 milioni di euro per la sostituzione degli infissi (pari al 18,2 per cento); altri 88 milioni di euro per i soffitti e tetti (pari al 10,8 per cento); 75,9 milioni di euro per il fotovoltaico; 71 milioni di euro per i sistemi ibridi; 67 milioni di euro per i sistemi di accumulo; 54,8 milioni di euro per le pompe di calore a compressione di vapore elettriche; 31,9 milioni di euro per le caldaie a condensazione; 27,4 milioni di euro per i collettori solari a piani vetrati. Gli altri interventi con quote di spesa via via decrescenti.
Da segnalare c’è però anche la forte impennata dei costi. “I prezzi unitari risultano più elevati rispetto ai corrispondenti dell’ecobonus – ha spiegato infine Stasi – a causa della maggiore complessità della procedura e degli adempimenti previsti dal superbonus e forse anche per l’entità dell’aliquota di detrazione che risulta più alta (110 per cento contro il 65 per cento). Se la ditta applica lo sconto in fattura, azzerando o quasi la spesa per il cliente, si annulla spesso il contrasto di interessi tra committente e fornitore, inducendo un rialzo dei prezzi rispetto agli stessi lavori pagati di tasca propria o incentivati con altri bonus come l’ecobonus. Proprio per contrastare questo fenomeno, è stato varato il decreto del ministero della Transizione ecologica del 14 febbraio 2022 sulla congruità dei prezzi” – ha concluso.
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