I fisioterapisti iscritti all’insieme degli Ordini territoriali sono oggi 69.848, per la maggior parte donne (41144). La presenza di professionisti under 40 è significativa in questo settore: sotto i quarant’anni gli iscritti sono 29.362 (42,03%), divisi tra 14.697 maschi (50,05%) e 14.665 femmine (49,95%), in una sostanziale equivalenza di genere. È questa una prima fotografia scattata dalla Federazione Nazionale degli Ordini della Professione Sanitaria di Fisioterapista (Fnofi), dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto 8 settembre 2022 n. 183 del Ministero della salute che istituisce gli Ordini territoriali della professione sanitaria di fisioterapista e della Federazione nazionale degli Ordini della professione sanitaria di fisioterapista.
Il dato su quasi 70mila professionisti vede per la Fnofi “oggi nel nostro Paese 118 fisioterapisti ogni 100mila abitanti, rapporto che pone il nostro Paese all’interno della media europea anche se con cifre inferiori a quelle di Germania, Finlandia, Belgio e Olanda”. Oltre alla presenza importante degli under 40, Fnofi segnala anche che “gli over 64 (quindi una popolazione professionale che nei prossimi anni entrerà in età pensionabile) sono 20.730 (29,67% dell’intera professione) “Ci è sembrato doveroso come primo atto pubblico della Federazione – spiega il presidente Fnofi Piero Ferrante – quello di comunicare ai cittadini e alle istituzioni la reale composizione della nostra popolazione professionale. Sono numeri importanti che ci pongono al terzo posto, come dimensionamento, tra gli Ordini dei professionisti della sanità, dopo infermieri e medici chirurghi e odontoiatri”.
“Questi numeri-aggiunge- indicano sia la vastità della nostra popolazione professionale, sia anche come all’interno della nostra professione sia in atto un normale avvicendamento generazionale, che da un lato rende robusta la classe dei giovani fisioterapisti e dall’altro lancia un piccolo segnale d’allarme per quanto riguarda i tanti colleghi che si avviano a concludere il loro percorso lavorativo. Sono dati che devono far riflettere l’intero sistema accademico, affinché non si realizzi la sciagurata situazione di una carenza di fisioterapisti nel nostro Paese, come già accade per altre figure professionali della sanità”.
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