Domani sera (fischio d’inizio alle ore 20.30) il Bari scenderà in campo al ‘Renzo Barbera’ contro il Palermo, in uno dei tanti derby del sud di questa serie B. Per anticipare ed analizzare i temi di questa gara, ci siamo rivolti all’uomo dei derby per eccellenza, vale a dire Alberto Bergossi, indimenticato centravanti degli anni 80 e doppio ex di Palermo e Bari, attualmente stimato e quotato procuratore sportivo.
Bergossi si è concesso a un’intervista in esclusiva a Borderline24.com per raccontare la sua carriera, il suo passato in Puglia e Sicilia, senza tralasciare il calciomercato.
Buongiorno Alberto. Da diversi anni lavora come procuratore sportivo. Ma lei è anche avvocato e si è laureato proprio all’Università di Bari. Cosa le piace dell’attività di agente e di cosa farebbe volentieri a meno?
“Ho iniziato questa professione nel 1992 ed è stata la passione per il calcio a spingermi a restare in questo ambiente. Mi piace andare a scovare calciatori per farli crescere. Negli ultimi dieci anni la professionalità è calata e questa è una cosa che non mi piace. Anche i rapporti con i calciatori si stanno sempre più deteriorando: si fanno molte promesse che spesso non vengono mantenute. Per quanto mi riguarda credo d’essermi creato una buona credibilità e faccio il possibile per far crescere i miei assistiti. Bisogna avere pazienza.”
Sino ad ora, questa sessione di calciomercato si sta rivelando abbastanza piatta, come mai?
“Sicuramente il periodo economico non è dei più favorevoli. A questo aggiungiamoci la giusta cautela che le varie società stanno attuando. Ci sono più controlli e le operazioni devono essere garantite per evitare i disastri. Comunque sia, nel calciomercato di gennaio, i calciatori più forti difficilmente si muovono.”
In classifica, il Frosinone fa sul serio, mentre al Genoa funziona la cura Gilardino. Quali le sue favorite per la promozione in A?
“Questo campionato è più difficile rispetto a quelli del recente passato. C’è la sorpresa Frosinone che può comunque contare su un presidente ambizioso e un direttore sportivo molto bravo come Angelozzi. Poi ci sono anche molte delusioni come il Benevento e il Venezia. Mi aspettavo molto di più anche dal Parma. Le mie favorite per la serie A sono Frosinone, Genoa, Parma e Cagliari. Ma non dimenticherei lo stesso Bari.”
Parliamo ora del suo primo amore, la carriera da calciatore. Ha iniziato nelle giovanili della squadra forlivese della Pianta, poi nel 1975 venne acquistato dal Russi, una società del ravennate. Poi arrivò il Bologna che sborsò ben 40 milioni delle vecchie lire per portarla nel proprio settore giovanile. Insomma, come inizio non fu male…
“Il mio passaggio al Bologna per 40 milioni fu un’operazione insolita per il periodo. Era il Bologna del presidente Luciano Conti e del tecnico Pesaola.”
Lei ha giocato come attaccante. Che tipo di attaccante era Alberto Bergossi? Possiamo definirla un attaccante moderno?
“Sono d’accordo. Soprattutto con le regole attuali mi sarei trovato bene dato che ero una a cui piaceva saltare l’uomo: quante espulsioni avrei causato! Ero una seconda punta, non facevo molti gol.”
Ha militato in diverse piazze. Citiamo Palermo, Ferrara, Avellino, Bari, Forlì e Mantova. C’è stato un momento in cui avrebbe potuto fare il famoso salto di qualità?
“Si, c’è stato. Ero al Bari e ricordo che ricevetti una telefonata dal compianto Franco Ianich che mi comunicò l’interesse dell’Inter di Rummenigge per il sottoscritto. Ovviamente diedi il mio consenso al trasferimento. La società neroazzurra era indecisa se prendere me o Oliviero Garlini. Purtroppo però, scelsero Garlini e il mio sogno svanì.”
Abbiamo citato il Palermo, prossimo avversario del Bari. In Sicilia è stato nella stagione 1979/80, collezionando 25 presenze e due reti. Che Palermo era? Come valuta quell’esperienza in rosanero?
“Fu il primo anno lontano da casa e fu un’esperienza positiva. Nel capoluogo siciliano mi diplomai. Una città bellissima, una società ambiziosa. Feci delle buone partite, altre meno. Però rimane un ricordo bellissimo”.
A Bari arrivò invece nel 1984 e andò via nel 1989. Nella stagione 87/88 ci fu la parentesi a Forlì. In biancorosso ha messo insieme 102 presenze e 9 gol. È stata l’esperienza più importante della sua carriera? Ricordiamo la promozione in A del 1985.
“A Bari ho trascorso degli anni belli. C’era molto entusiasmo, il vecchio ‘Della Vittoria’ ribolliva di passione. A Bari ho ancora tanti amici e ci vengo spesso, anche per lavoro. Bari è tra le prime 4-5 piazze d’Italia e ti fanno sentire importante.”
Perché le strade di Bergossi e del Bari si separarono?
“Dopo la promozione in serie A, la società decise di acquistare uno straniero e arrivò un certo Joao Paulo. C’erano già Monelli, Scarafoni, Maiellaro e Perrone. Insomma, il più scarso ero io e andai via.”
A Bari è ricordato anche per il meraviglioso gol nel derby contro il Lecce del 30 settembre 1984. Superò in dribbling 4 avversari in quaranta metri di campo. Se un gol del genere fosse stato realizzato in questi tempi, ne avrebbero parlato per settimane…
“Concordo, avrebbe avuto maggior risalto. Sono passati 40 anni e si parla ancora di quel gol. Fu un gol bello ma anche importante perché realizzato in un derby.”
E veniamo al Bari dei giorni nostri. La squadra di Mignani continua a vincere, stupire e realizzare gol a grappoli…
“Il Bari sta facendo un ottimo campionato. Ho visto qualche partita e ho notato che è una squadra di categoria dove tutti remano dalla stessa parte. È una squadra forte in tutti i reparti, poi ha un giocatore come Ruben Botta che è in grado di creare problemi a qualsiasi avversario. Ma c’è anche un tecnico molto concreto come Mignani. E poi è tornata la gente: andare allo stadio “San Nicola” è uno spettacolo”.
Dove può arrivare questo Bari?
“Credo che la squadra di Mignani possa lottare per la A sino alla fine perché è una squadra che ha raggiunto una certa maturità. Possono rimanere lì in alto.”
Crede che il Bari abbia bisogno di rinforzi?
“Se vogliono migliorare dovrebbero prendere un calciatore di categoria superiore in ogni reparto. Ma se qualcuno arriverà, dovrà andare a Bari con lo spirito giusto per non rompere l’equilibrio che si è creato. Credo che al massimo faranno 1-2 acquisti in entrata. Non ci saranno rivoluzioni.”
Si sente spesso con il ds biancorosso Ciro Polito?
“Abbiamo un buon rapporto. Quando era ad Ascoli avevo un paio di giocatori nel club marchigiano. Sa fare bene il suo lavoro, ma ha anche la giusta personalità.”
Sta facendo molto discutere la doppia operazione che potrebbe portare i gioielli Caprile e Cheddira al Napoli. Da uomo mercato, cosa ne pensa?
“Avendo la stessa proprietà sono operazioni che possono starci. Mettiamoci anche nei panni dei due calciatori: come potrebbero non gradire un trasferimento al Napoli? Ormai i calciatori bandiera non esistono più. I tifosi del Bari devono prenderla come una cosa positiva perché vuol dire che i due ragazzi stanno facendo un campionato eccezionale.”
Da ex attaccante, come valuta il reparto avanzato del Bari? Diversi interpreti con rendimenti altalenanti e differenti. Da Cheddira a Scheidler, passando per Antenucci, Salcedo e Ceter…
“Ho visto Scheidler dal vivo nella gara di Cittadella. È un attaccante forte fisicamente e mi è piaciuto. Magari deve migliore tecnicamente. Antenucci lo conosciamo e non credo che andrà ad Avellino o che lascerà Bari. Per me finirà la carriera nel capoluogo pugliese.”
Domani sera c’è Palermo Bari. Rosanero che hanno messo a segno il colpo Tutino. Che partita si aspetta? Quali le principali insidie per il Bari?
“Anche Palermo è una piazza importante e molto calorosa. Sono stato in Sicilia per vedere la partita contro il Genoa e c’erano 25mila persone. Credo che il Palermo sia leggermente inferiore ai galletti dal punto di vista tecnico. Ma giocare fuori casa è sempre difficile. Mi aspetto un pareggio.”