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Ambiente: nuovo record per riscaldamento oceani, allarme anche per il Mediterraneo

Pubblicato da: redazione | Dom, 15 Gennaio 2023 - 20:00
Nel 2021 le temperature dell’Oceano hanno segnato un nuovo record, raggiungendo i valori più caldi mai misurati per il sesto anno consecutivo e, ancor più allarmante è la situazione del Mediterraneo che si conferma il bacino che si scalda più velocemente. E’ quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista Advances in Atmospheric Sciences e guidato dall’Accademia Cinese delle Scienze.

La forte preoccupazione non riguarda solo la vita e gli ecosistemi marini, ma anche gli esseri umani e gli ecosistemi terrestri, dal momento che gli oceani assorbono la maggior parte del riscaldamento provocato dalle attività umane.

I ricercatori evidenziano che la variazione del contenuto termico degli oceani  è equivalente all’energia che si otterrebbe facendo esplodere 7 bombe atomiche ogni secondo per tutta la durata dell’anno.

Per il Mediterraneo, ai dati risultati allarmanti illustrati nello studio, si affiancano quelli del monitoraggio della temperatura nei mari Ligure e Tirreno, ripreso nel 2021, nell’ambito del progetto MACMAP dell’INGV, cui partecipa ENEA. Dal 1999, sfruttando navi commerciali che percorrono la rotta tra Genova e Palermo, sono stati acquisiti dati di temperatura che hanno consentito di analizzare le variazioni termiche nel tempo.  Partner fondamentale di questa attività è la compagnia di navigazione italiana GNV S.p.A. (Grandi Navi Veloci) dalle cui navi vengono lanciate le sonde che misurano la temperatura.

Si conferma quindi il continuo aumento della temperatura degli oceani, in abbinamento a livelli sempre più elevati di salinità e ad una maggiore separazione dell’acqua in strati, che può ridurre o annullare il rimescolamento tra la superficie e le zone più profonde. Tra le tante conseguenze, questi fattori alterano il modo in cui il calore, il carbonio e l’ossigeno vengono scambiati tra l’oceano e l’atmosfera. Questo, a sua volta, si riflette sulla biodiversità e sugli spostamenti delle specie ittiche, con effetti a cascata sulle comunità dipendenti dalla pesca.

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