Nelle prime ore del 21 dicembre la Polizia di Stato ha dato esecuzione a due Fermi d’Indiziato di delitto, emessi dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, nei quali vengono riconosciuti gravi indizi di colpevolezza (accertamento compiuto nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa) a carico di 2 soggetti, indagati per il reato di tentata estorsione con raggravante del metodo mafioso.
La vicenda trae origine dalla crescente richiesta di accesso ai benefici previsti per le ristrutturazioni edilizie che ha determinato un notevole incremento delle commesse ricevute dalle imprese che operano nel settore attirando anche l’interesse della malavita organizzata. E quanto accaduto a Valenzano dove un’impresa edile alla quale erano stati commissionati numerosi lavori di ristrutturazione, ha cercato altre aziende alle quali subappaltare una parte dei lavori. È in questa fase che è intervenuto un pregiudicato barese residente a Triggiano e referente del clan DI COSOLA, che si è proposto come intermediario per far assegnare una parte dei lavori all’impresa edile del secondo indagato, un imprenditore di Grumo Appula.
Nel corso dei lavori, l’impresa appaltatrice ha dovuto confrontarsi con i ritardi nell’erogazione dei finanziamenti connessi al “superbonus” ed è a questo punto che gli odierni arrestati hanno iniziato a intimidire e minacciare l’impresa appaltatrice, pretendendo il pagamento di somme di danaro nonché di impossessarsi di un immobile adibito a B&B, riconducibile alla medesima società, giungendo anche a porre in essere aggressioni fisiche nei confronti di uno dei due titolari dell’impresa di Valenzano.
Le vittime hanno denunciato i fatti alla Polizia facendo così partire le indagini della Squadra Mobile della Questura di Bari, coordinate dalla Procura della Repubblica, che hanno permesso di ricostruire la vicenda ed acquisire gravi indizi di colpevolezza che hanno consentito l’emissione del provvedimento di fermo per tentata estorsione aggravata dai metodi mafiosi e aggressione. I destinatari della misura precautelare, rintracciati presso le rispettive abitazioni, al termine delle formalità di rito, sono stati condotti in carcere a disposizione dell’Autorità Giudiziaria, la quale valuterà, nel contraddittorio con la difesa, gli elementi di prova raccolti a loro carico, significando che al termine dell’udienza di convalida, tenutasi nella decorsa giornata, nei confronti degli odierni arrestati è stata applicata la misura della custodia cautelare in carcere.