Vescovi italiani e delle Chiese ortodosse insieme a istituzioni e cittadini per pregare per la pace in Ucraina. È accaduto nel pomeriggio, a Bari. In tanti, tra istituzioni e cittadini, hanno raggiunto la tomba di San Nicola, nella Basilica, per mandare un messaggio di pace affinché la guerra e l’oppressione possa finire presto.
Bari, in particolare, negli scorsi giorni ha chiamato a raccolta vescovi italiani e delle Chiese ortodosse. Alla preghiera hanno partecipato, oltre al cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei e al vicepresidente della Cei, monsignor Francesco Savino, anche i delegati della Conferenza episcopale della Chiesa romano cattolica in Ucraina, della Chiesa greco-cattolica in Ucraina e dell’Esarcato apostolico per i fedeli cattolici ucraini di rito bizantino in Italia. Hanno partecipato anche i fratelli delle Chiese ortodosse presenti a Bari. Inoltre, alla preghiera erano presenti anche il sottosegretario di Stato per la Difesa, Isabella Rauti, il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, e il sindaco di Bari, Antonio Decaro.
È stato proprio il sindaco ad aprire la veglia, con i saluti istituzionali, dando il benvenuto ai vescovi per l’arrivo in città, ma anche al Monsignor Satriano, per aver voluto organizzare il momento di incontro in città. “Oggi, purtroppo, Bari non è felice, non può essere felice nonostante l’approssimarsi del santo Natale, momento di gioia per tutti i cristiani, per tutti coloro che credono che la parola di Dio sia portatrice di verità e giustizia, di pace e di fratellanza – ha detto Decaro – nessuno può gioire al pensiero che da più di 300 giorni una tragedia umanitaria si sta consumando nel cuore dell’Europa. La follia dell’uomo ancora una volta sta spezzando vite, distruggendo città, seminando terrore, annientando speranze e gettando ombre oscure sul futuro. Proprio ieri sera Andrey Sadovy, sindaco di Leopoli, mi ha inviato una lettera con una richiesta di aiuto per sostenere le attività di “Unbroken”, un centro di riabilitazione mentale, perché la guerra non solo uccide fisicamente ma devasta anche psicologicamente, soprattutto i bambini. Come fiori piegati dalla violenza, vengono uccisi, feriti, subiscono violenze, non hanno cibo o non possono essere curati, non possono andare a scuola. Solo coltivando la pace possiamo proteggere davvero il loro futuro. Questo è il messaggio straziante che arriva da Leopoli alla vigilia di questa veglia di preghiera rivolta a San Nicola, il santo protettore dei bambini. Trecento giorni fa, mentre speravamo che il buio della pandemia fosse stato superato, una terribile sciagura si è abbattuta nuovamente sull’umanità, un altro flagello. Questa volta, però, guidato da scelte umane colpevoli e criminali. Non è questa l’era post-Covid che speravamo o ci aspettavamo. Infatti, questa guerra, insieme a tutti gli altri conflitti sparsi per il globo, rappresenta una sconfitta per l’umanità intera e non solo per le parti direttamente coinvolte. Come ha scritto Sua Santità Papa Francesco, nel messaggio per la giornata mondiale della pace, “mentre per il Covid-19 si è trovato un vaccino, per la guerra ancora non si sono trovate soluzioni adeguate. Certamente il virus della guerra è più difficile da sconfiggere di quelli che colpiscono l’organismo umano, perché esso non proviene dall’esterno, ma dall’interno
del cuore umano, corrotto dal peccato” – ha sottolineato.
“Per questo – ha proseguito – oggi affidiamo a San Nicola, il santo cristiano più venerato al mondo che accomuna nella fede il mondo cattolico, ortodosso e protestante, le nostre preghiere davanti alla lampada uniflamma, simbolo della devozione comune alle chiese orientali, che arde costantemente nella cripta in cui sono custodite le reliquie del Vescovo di Myra. Invochiamo il santo delle imprese audaci per far sì che si compia il miracolo più grande, quel cessate il fuoco che possa far vincere, finalmente, la pace. Quella pace che, prendendo in prestito le parole di don Tonino Bello, beato costruttore di pace che ha esercitato il suo magistero pastorale in questa terra, rappresenta un cumulo di beni, la somma delle ricchezze più grandi di cui un popolo o un individuo possa disporre” – ha concluso. Alle sue parole fanno eco quelle del presidente della Regione, Michele Emiliano.
“Questo momento di preghiera era una necessità dell’anima – ha detto sottolineando che questa città “si è sempre sentita coinvolta. Questa basilica è il simbolo del dialogo. Sin dalla visita di Papa Giovanni Paolo II nel 1980, ci chiesero di costruire atti concreti, lo chiesero a questa comunità, per favorire il dialogo ecumenico. Noi eravamo consapevoli che il dialogo ecumenico, che era certamente un’importante tappa teologica, era soprattutto un tentativo forte di dare una risposta a ciò che evidentemente questi nostri Papi avevano intuito come una necessità della storia. Questa necessità della storia è arrivata sino all’assurda situazione di farci scorrere davanti agli occhi ciò che temevamo da anni ed anni che si è ineluttabilmente verificato. E questo ha a che fare col maligno dal mio punto di vista. Ha a che fare con quella dimensione che è dentro gli uomini, i singoli uomini ma anche le nazioni, che spesso ci fanno risolvere determinate questioni secondo una prospettiva sbagliata, nella quale evidentemente non riusciamo a costruire le ragioni della pacifica convivenza e del rispetto dei diritti di ciascuno. E quando è il maligno a prendere in mano la situazione non resta che pregare. Pregare con sincerità e dando a questa preghiera un significato non formale. È un momento difficile della storia, nel quale la Chiesa ancora una volta sta svolgendo il suo ruolo come ha fatto in moltissime altre occasioni qui nel nostro paese ma anche nel resto del mondo” – ha concluso.
“La vostra partecipazione – ha detto rivolgendosi agli ospiti infine del Monsignor Satriano.- conferma la costante attenzione e sinergia nel bene operare a favore della nostra gente, e il comune anelito per la pace, cui tutti guardiamo con speranza. Qui, nella cornice di questa Basilica, dove quotidianamente cristiani di Oriente e di Occidente vengono pellegrini sulla tomba di Nicola, il Vescovo santo di Myra e ora di Bari, intrepido cercatore di giustizia e costruttore di pace. Viviamo questa Veglia di preghiera pochi giorni prima della celebrazione del Natale del nostro Signore Gesù Cristo, Principe della Pace (Is 9,6), secondo il calendario Gregoriano, e dopo qualche giorno dalla memoria liturgica di San Nicola secondo il calendario Giuliano. È corale la preghiera che dal cuore di tutti i fedeli si innalza al Cristo che viene e assume la nostra carne con tutte le sue povertà, fragilità e miserie per riportarla al sogno originario di Dio, che i suoi figli si riscoprano tutti fratelli” – ha concluso.