“Mia figlia è fragile e sola, non socializza e non vuole uscire di casa. La vorrei aiutare”. Parte così il discorso di Lucia (nome di fantasia), una mamma le cui parole toccano diritto al cuore. Una mamma disposta a tutto pur di alleviare le pene di una ragazza di soli 16 anni che non riesce a superare le proprie fragilità. Che non riesce a superare gli ostacoli e le prove che la vita pone. Preferisce rintanarsi e chiudersi nell’ambiente più protetto, la propria casa.
“Sono separata – racconta la Lucia a Borderline24- e ho cresciuto mia figlia da sola con l’aiuto dei miei genitori. Non ha fratelli o sorelle quindi è sempre stata al centro della nostra attenzione. Da quando ha avuto una delusione amorosa, ma soprattutto da quando è morto un suo amico, lei si è chiusa in se stessa. Anche senza mangiare. E’ cosi, chiudendosi al mondo, che ha pensato di metabolizzare questi eventi. E’ molto timida ed è stata vittima di bullismo dalle scuole medie al primo superiore”.
“Non riesco ad aiutarla – continua ancora -. Sto cercando tramite le mamme del quartiere Carrassi di creare un ‘gruppo ragazzi’ che almeno possano confrontarsi e socializzare. Ma è comune la voglia di isolarsi dei ragazzi. Non è solo un problema di mia figlia. Da quello che mi raccontano anche altri genitori, è molto diffuso”.
Per alcuni è la pandemia che ha creato l’isolamento. “Secondo me la generazione di adesso è persa – dice ancora Lucia . C’è molta razzia, bullismo e a subirne le conseguenze sono soprattutto i ragazzi più fragili che non sanno come reagire”. Lucia vive nel Municipio II e ha fatto domanda per il centro ascolto in via Unità d’Italia. “Bisognerebbe creare dei doposcuola o delle attività creative per ragazzi. Bisognerebbe motivarli perché non basta una palestra o un corso di danza. Il cellulare ha rovinato le loro vite: preferiscono stare in chat e quindi vivere in un mondo virtuale e non in quello reale”.
“Io ho avuto lo stesso problema fino a prima del covid – racconta un altro genitore – Poi finalmente ha conosciuto dei bravi ragazzi che sono riusciti a coinvolgerlo ed ora è cambiato tutto ( mio figlio ha 22 anni ). Ho fatto l’impossibile per lui”.
“La colpa è dei cellulari e dei social che fanno credere di essere uniti, ma non è così – racconta un altro papà. Io posso solo consigliare, non solo di creare gruppi di amici, ma anche di fargli vivere una vita reale. A Bari – conclude- c’è un’associazione di giochi da tavolo dove non riuscire a socializzare è davvero impossibile. C’è gente di tutte le età e giochi di ogni genere. Lo consiglio a tutti anche perché di ragazzi e adolescenti schiavi della tecnologia ce ne sono e il gioco da tavolo è una delle poche soluzioni che possano risolvere almeno in parte questo problema”. (foto repertorio freepik)