Sono pupazzi, molto simili alle marionette. Ma se si osservano bene hanno qualcosa di diverso. Qualcosa che attira l’attenzione. Schierati sulla mensola di legno, c’è ne è uno che ha il cappello realizzato con la retina, un altro con capelli in lana gialla, un altro ancora rosso fuoco. Indossano vestiti realizzati con stoffe colorate. Un tempo erano strofinacci o fazzoletti o stoffe acquistate dal mercato. Se sollevi le stoffe, i corpi sono vecchie bottiglie di succo di frutta o di latta.
Sono i Daimon, nella tradizione, una forza amica che ti parla spesso con un linguaggio magico: attraverso coincidenze e sincronicità, attraverso stati di innamoramento per qualcosa o per qualcuno, con sensazioni di entusiasmo ed emozioni piacevoli, ma anche con accadimenti dolorosi che ti fanno cambiare strada, riflettere e scoprire nuove risorse che non sapevi di avere. “E’ il Daimon che sceglie te – racconta Rita Lamanna, artigiana vicina ai 60 anni. Due lauree all’Accademia delle Belle arti, tantissime scuole di specializzazione e una infinità di passione che si respira nella sua bottega dove mani e cuore danno vita gioielli artigianali. “È come avere accanto un’altra parte di te – spiega – che a suo modo ti guida a percorre la tua strada, quella giusta per la tua evoluzione e per portare il tuo talento o i tuoi talenti e abilità nel mondo”.
Ma non ci sono solo Daimon nella bottega di Rita: “Io lavoro da tanti anni materiali ormai in disuso. Ad esempio la ceramica raku che richiede una lunga preparazione in forni ad hoc che arrivano a una temperature di mille gradi. La particolarità di questa ceramica è appunto quella di superare lo shock termico”. Guardandosi intorno in questa bottega d’altri tempi l’occhio cade su dei rettangoli in argilla. “Rappresentano – spiega – i portoni della Puglia. Notoriamente pezzi di grandissimo valore storico”. E poi ci sono sculture di donna realizzate con la polpa di carta. “Ho intenzione di organizzare dei corsi per lavorare materiali destinati a sparire. Noi abbiamo una storia artigianale ed è giusto conservarla e tramandarla”. E sull’impennata dei costi, Rita conferma: “Costa tutto quasi il doppio. Senza dimenticare che io ho bisogno di lavorare con forni ad altissima temperatura. Pensate che l’argilla ha bisogno di restare in forno almeno 10 ore. Immaginate i costi”. Ma nella bottega di Rita si respirano profumi antichi. Mentre tutto fuori scorre velocemente, tra lo shopping del Natale e il traffico per le strade, qui il tempo è fermo. Fermo e prezioso.
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