La pandemia ha avuto un grave impatto sulla salute mentale delle persone. A confermarlo è ora uno studio coordinato dall’Università di Toronto (Canada) e pubblicato su International Journal of Environmental Research and Public Health, che mostra come il 12,9% degli adulti e anziani che non avevano mai avuto sintomi depressivi in vita loro, li ha sviluppati per la prima volta proprio durante la pandemia da Covid-19. A pagare il prezzo più alto è stato però chi aveva una storia di depressione alle spalle: il 45% ha riferito che i sintomi sono tornati.
Lo studio canadese si è concentrato, in particolare, su oltre 20mila persone tra i 45 e i 95 anni monitorati tra il 2011 e il 2020. Una persona su 8 senza nessuna passata esperienza di depressione nell’autunno del 2020 ha riferito di sentirsi depressa. L’impatto negativo della pandemia è stato ancora più forte tra chi aveva già sperimentato la depressione di recente (il 58,2% si sentiva depresso ad autunno 2020) o nel passato più lontano (33,5%). In generale lo sviluppo di sintomi depressivi durante il primo anno di pandemia è stato più comune tra le donne nelle fasce di età comprese tra 50-59 anni e 90-96 anni. I ricercatori hanno identificato anche alcuni fattori più associati allo sviluppo di depressione in pandemia, tra cui reddito e risparmi inadeguati, solitudine, soffrire di dolore cronico, difficoltà ad accedere all’assistenza sanitaria, avere una storia di esperienze infantili avverse e conflitti familiari. In particolare chi si sentiva solitudine o aveva conflitti famigliari aveva a un rischio da 3 a 5 volte maggiore di sviluppare depressione durante la pandemia. Per i ricercatori “non sorprende che lockdown e restrizioni siano stati vissuti con maggiore difficoltà dagli adulti e dagli anziani soli. Le relazioni e il sostegno sociale sono essenziali per il benessere e la salute mentale. Per questo è necessario mettere in atto interventi per sensibilizzare e meglio supportare coloro che sono soli”.