I baresi si stanno riappropriando delle tradizioni. Soprattutto di quelle culinarie. Non è strano quindi il grande successo che stanno riscontrando i corsi organizzati nel cuore di Bari vecchia per imparare a fare le orecchiette e i panzerotti. In questi giorni è molta la richiesta per assistere ed apprendere dalle signore della città vecchia l’arte per creare i dolci di Natale. I baresi insomma stanno andando… “a scuola di cartellate”.
“A Bari non è Natale senza la cartellata. Ma non possono mancare anche ‘l’cazzuicchie’, ‘l castegnedde” e ‘l’ecchie di santa Lucia’, spiega Michele Fanelli, presidente del circolo Dalfino. Ieri è terminato il primo appuntamento. Ma ci sono state così tante richieste che ne abbiamo previsti altri tre. “La gente – commenta Fanelli – ha voglia di imparare e di riappropriarsi delle tradizioni. Questo è il frutto della rivalutazione dell’intera città sia sotto l’aspetto urbanistico che sulla valorizzazione delle nostre usanze. E ne dobbiamo essere fieri. Il barese sta rivalutando non solo il dialetto ma anche la nostra gastronomia. Il fatto che oggi si ritorni ad imparare a fare i dolci in casa è una bella soddisfazione. Vuol dire che vogliamo riassaporare le nostre origini”.
Ma non ci sono solo le cartellate nella tradizione culinaria barese: a Bari vecchia a tavola a Natale “non possono mancare “gli ‘ecchie di Santa Lucia, ‘l’cazzuicchie’, ‘l’castegnedde’ e ‘le carteddate’ e ognuno di questi dolci porta con se un significato che ci è stato tramandato dalle nostre nonne e ora noi le spieghiamo durante i corsi. La cartellata nella tradizione religiosa e popolare barese – precisa il presidente- rappresenta il merletto del lenzuolo di Gesù. I ‘cazzuicchie’ invece rappresentano il cuscino di Gesù bambino. Infatti questi ultimi detti anche ‘u calzncidd di Natale’ sono dei panzerottini piccoli ripieni o di pasta di mandorla oppure di marmellata imbevuti di vin cotto. Le ‘castagnedde’ sono dolci poveri della tradizione contadina”. Non contengono le castagne tra gli ingredienti, come potrebbe sembrare dal nome, ma mandorle e cacao e sono fatte nel forno. “Ci sono poi anche ‘l sassanid’ (i sassanelli) un dolce marrone perché imbevuto di cacao e ‘l’mustacciul’ (i mostaccioli) biscotti dolci ricoperti di glassa al cioccolato, spiega ancora”.
Gli occhi di Santa Lucia sono dei piccoli taralli dolci glassati, che si preparano a Bari in occasione del 13 dicembre, festa della Santa di cui portano il nome. Preparati con ingredienti semplicissimi, rappresentano gli occhi della ragazza che venne abbacinata secondo tradizione, e che in molti territori italiani porta i doni proprio come fa Babbo Natale. “Le nostre nonne – conclude Fanelli – mettevano insieme tutti questi dolci in una cesta che si chiamava ‘u picciuatid’. Una cesta piena della tradizione di Bari. Solo allora era Natale”.