È un grido di dolore la lettera che il sindacato dei medici Federazione CIMO-FESMED ha indirizzato ai cittadini italiani: “Cari italiani – si legge – cercate di non ammalarvi perché presto non ci saranno più medici per curarvi. Se potete permettervi un’assicurazione sanitaria iniziate ad informarvi su come acquistarla. E se non potete permettervela cercate di mettere comunque da parte dei risparmi per quando dovrete fare delle analisi, una visita specialistica o una lastra, perché prima o poi sarete costretti a pagarle di tasca vostra”.
Una lettera provocatoria che tuttavia dipinge uno scenario futuro non molto lontano da quel che la Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza appena approvata dal Consiglio dei Ministri lascia prevedere: nei prossimi tre anni la spesa sanitaria sarà ridimensionata, scendendo ad una percentuale di Pil inferiore ai livelli pre-Covid e lasciando l’Italia tra i Paesi europei che spendono meno per la sanità. In questo modo, scrivono i medici, sarà “pressoché impossibile far funzionare le case e gli ospedali di comunità previsti dal PNRR e superare quel tetto di spesa al personale che impedisce di assumere medici, infermieri e altri professionisti sanitari”.
I medici del sindacato (a cui aderiscono le sigle ANPO-ASCOTI, CIMO, CIMOP e FESMED) chiedono dunque a gran voce “più fondi per la sanità nella prossima Legge di Bilancio” per impedire “lo smantellamento degli ospedali e della medicina del territorio”. Altrimenti, scrivono, “preparatevi a Pronto soccorso sempre più affollati, liste d’attesa sempre più lunghe, ambulanze sempre meno rapide, personale sempre più ridotto all’osso”.
La lettera quindi denuncia anni di “programmazione sbagliata, di tagli feroci e scellerati alla sanità nel nome di una presunta razionalizzazione e una supposta appropriatezza che in realtà hanno solo ridotto drasticamente l’offerta sanitaria. E non c’è alcun segnale – continuano i medici – che possa indicare un ripensamento, un cambiamento di priorità, una svolta. Nemmeno il brusco risveglio causato dalla pandemia è servito a comprendere l’importanza di investire nel Servizio sanitario nazionale”, si legge. “Sembra che quella discontinuità rispetto alle politiche precedenti più volte invocata dall’attuale Governo riguardi tutti i settori tranne quello sanitario: non si penserà mica che sia sufficiente il reintegro dei sanitari non vaccinati per differenziarsi dagli altri Ministri della Salute”, la stoccata ad Orazio Schillaci, a cui si chiede un deciso intervento.
E intanto, “nel silenzio e nell’indifferenza generale, la sanità pubblica viene quotidianamente smantellata”. I medici allora promettono di dar battaglia per difendere quella “ricchezza inestimabile” che è il Servizio sanitario nazionale, chiedendo alla popolazione solidarietà e collaborazione, “perché quando si parla di salute si parla di tutti”.