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Commemorazione dei defunti: in Italia e nel mondo per non dimenticare i nostri cari

Pubblicato da: redazione | Mer, 2 Novembre 2022 - 12:00

L’idea di commemorare i defunti in suffragio nasce su ispirazione di un rito bizantino che celebrava infatti tutti i morti, il sabato prima della domenica di Sessagesima, all’incirca in un periodo compreso tra la fine di gennaio e il mese di febbraio. Nella chiesa latina il rito viene fatto risalire all’abate benedettino sant’Odilone di Cluny nel 998: con la riforma cluniacense si stabilì infatti che le campane dell’abbazia fossero fatte suonare con rintocchi funebri dopo i vespri del 1º novembre per celebrare i defunti, e il giorno dopo l’eucaristia sarebbe stata offerta pro requie omnium defunctorum; successivamente il rito venne esteso a tutta la Chiesa cattolica.

Ufficialmente la festività, chiamata originariamente Anniversarium Omnium Animarum, appare per la prima volta nell’Ordo Romanus del XIV secolo. La Solennità è collegata alla verità di fede nella comunione dei santi, nella remissione dei peccati e nella resurrezione della carne come affermati sin dai tempi del Credo Apostolico. La biografia di Odilone curata da san Pier Damiani riferisce che un monaco nativo di Rodi, di ritorno a Gerusalemme, si fermò nell’Isola di Vulcano dove un eremita gli riferì eventi soprannaturali vissuti dalle anime tormentate da demoni e della loro liberazione interceduta dalle orazioni ed elemosine degli abati cluniacensi. Il racconto del monaco influenzò l’iniziativa dell’abate Odilone.

Il culto dei morti ha origini fin dalla preistoria umana come attestato dalle Incisioni rupestri della Val Camonica.  Perciò queste celebrazioni iniziarono in effetti in onore di persone che Dio aveva distrutto per la loro cattiveria ai giorni di Noè. Queste feste che onorano le “anime dei defunti” come se fossero vive in un altro reame sono del tutto coerenti con la visione del mondo propria delle religioni cosiddette pagane (si pensi al Valhalla, al Tartaro o ai Campi Elisi) ma contrarie secondo alcuni alle concezioni ricollegabili alla Bibbia, che ad esempio nel libro del Qoelet suggerisce che gli uomini morti non siano in grado di percepire nulla.

L’idea di una vita oltre alla morte, da sempre presente in ogni gruppo umano e di cui vi sono tracce fin da epoche preistoriche e da cui secondo molti ha originato il concetto stesso di religione, faceva ad ogni modo parte, ovviamente, anche della visione tradizionale abramitica sul “mondo a venire”, pur se in tale religione queste concezioni, diversamente da quanto non fosse nel paganesimo e non sarà poi nel cristianesimo, erano poste in posizione non centrale. La giornata dedicata ai morti è diventata una tradizione diffusa in tutto il mondo. Lungo lo Stivale infatti, esistono modi molto diversi per “festeggiare” questa ricorrenza. In alcune zone della Lombardia, la notte tra l’1 e il 2 novembre molte persone mettono in cucina un vaso di acqua fresca per far dissetare i morti. In Friuli invece si lascia un lume acceso  un secchio d’acqua e un po’ di pane.

In Trentino le campane suonano per richiamare le anime e entro casa viene lasciata una tavola apparecchiata e il focolare accesso per i defunti. Lo stesso capita in Piemonte e in Val d’Aosta. Sempre per “rifocillare ” i defunti, in Liguria vengono preparati i bacilli (fave secche) e i balletti  (castagne bollite). Tanti anni fa, la notte del 1 novembre, i bambini si recavano di casa in casa, come ad Halloween , per ricevere il “ben dei morti”, ovvero fave, castagne e fichi secchi. Dopo aver detto le preghiere, i nonni raccontavano loro storie e leggende paurose. In Umbria si preparano gli stinchetti dei morti, dolci a forma di fave.

In Abruzzo, oltre al tavolo da pranzo apparecchiato, si lasciano ancora oggi tanti lumini accesi alla finestra quante sono le anime care. Ma un tempo era anche tradizione scavare e intagliare le zucche e inserire una candela all’interno e usarle come lanterne, proprio come ad Halloween. A Roma la tradizione voleva che il giorno dei morti si tenesse compagnia ad un defunto consumando un pasto vicino alla sua tomba. In Sicilia il 2 novembre è una festa con molti riti per i bambini. Se i più piccoli hanno fatto i buoni, riceveranno dai morti i doni che troveranno la mattina sotto il letto: si tratta di giochi ma soprattutto di dolci, come i pupi di zuccaro (le bambole di zucchero). Si preparano anche gli scardellini,  dolci fatti di zucchero e mandorle (o nocciole) a forma di ossa dei morti e si mangia la frutta martorana, fatta di pasta di mandorle colorata. I risultati sono davvero incredibili e le vetrine delle pasticcerie uno spettacolo da vedere.

In America Centrale e Latina nel giorno dei morti, El Día de Muertos, oltre alla consueta visita dei cimiteri, si addobbano le tombe con fiori, e vi si depositano giocattoli (nel caso in cui il defunto sia un bambino) o alcolici. Il día de Muertos messicano è diventato patrimonio dell’umanità il 7 novembre 2003. Il film d’animazione Disney “Coco”, ad esempio,  si svolge proprio durante questa festa! In alcune abitazioni è ancora consuetudine preparare l’altare dei morti davvero suggestivi e colorati. L’altare è arricchito con immagini del defunto, una croce, un arco e incenso. I festeggiamenti durano molti giorni e si rifanno alle  tradizioni precolombiane, con musica, bevande e cibi tradizionali dai colori vivi. Per le strade si possono ammirare rappresentazioni caricaturali della morte.

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