“Se ci fosse stata l’applicazione attuale della riforma Cartabia per questo tipo di reati, probabilmente non saremmo riusciti a fare lo stesso tipo d’indagine perché saremmo stati costretti a comunicare agli indagati prima l’esistenza dell’indagine stessa”. Lo ha dichiarato il procuratore di Bari, Roberto Rossi, nel corso della conferenza stampa in cui sono stati illustrati tutti i dettagli dell’operazione che ha condotto all’arresto, tra gli altri, della consigliera comunale di Bari Francesca Ferri, del compagno Filippo Dentamaro e dell’ex consigliere regionale Nicola Canonico.
Si tratta di parole, che, sottolinea il pm sono state pronunciate “senza polemica, ma solo come invito al ceto politico”. Le accuse, per i tre, sono (a vario titolo), di associazione per delinquere, voto di scambio e corruzione elettorale. “Attualmente – ha precisato Rossi durante l’intervento – vi sono dei termini che sono assolutamente incompatibili davanti alla complessità ad esempio di vicende come quella odierna. Si tratta di un fascicolo del 2016: non si è persa una solo giornata. Il ceto politico deve riflettere perché i meccanismi della legge Cartabia non sono idonei per rispondere a questa tipologia di reati così gravi per il tessuto sociale” – ha concluso.
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