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Bari, la storia del calzolaio e del suo antico mestiere: “Ma nessuno vuole più farlo”

Pubblicato da: Rosanna Volpe | Lun, 24 Ottobre 2022 - 07:00

Al numero 35 di via Giovanni Bozzi c’era Gaetano. Seduto sulla sedia di legno, schiena curva e attrezzi ben stretti tra le mani per riparare le scarpe dei clienti. Scarpe rigorosamente di pelle perché negli anni sessanta esisteva solo quella. Le scarpiere erano vuote ma le “scarpe buone”, erano buone per davvero: costavano caro e bisognava conservarle a lungo prima di sostituirle. Ed ecco Gaetano che nella sua bottega accontentava tutti. Oggi il “maestro”, non c’è più. Ci sono, invece, i suoi due figli Augusto, che ha 56 anni e Andrea 59 anni.

Ha gli occhi bassi Andrea mentre lavora con una scarpa di cuoio tra le mani. Alza lo sguardo un attimo solo per indicare, sulla strada di fronte, quella che un tempo era la bottega di suo padre. “Mi ha insegnato tutto mio fratello – racconta –  Per un lungo periodo mi sono allontanato dalla famiglia e ho fatto altro. Poi sono tornato”.

L’odore di pelle è forte e lui precisa: “Oggi le scarpe non sono più quelle di una volta. Molto spesso la pelle viene sostituita da plastica. E’ cambiato tutto, anche i materiali che si usano per ripararle”. Ma qui nella bottega di Andrea e Augusto la tradizione non si abbandona: “Realizziamo scarpe fatte a mano”. Poi sospira e prosegue: “Rigorosamente in pelle”. Anche se, come ovunque, i prezzi sono saliti e non di poco: “La materia prima costa tanto e di conseguenza ci siamo dovuti adattare. I costi sono cresciuti almeno del 30 per cento. Certo – prosegue – continuiamo a lavorare tanto perché di calzolai ce ne sono pochi”.

E in futuro potrebbero anche sparire: “Nessuno dei nostri figli vuole proseguire il nostro lavoro. I ragazzi oggi sono cambiati. Abbiamo provato anche a insegnare il mestiere a qualche tirocinante, ma dopo breve tempo vanno via”. E che fine farà la bottega? “Non ci penso, spero solo di campare fino a 100 anni”. Tra le scarpe esposte un pò ovunque, i vecchi macchinari e le foto in bianco e nero più che guardare al futuro, la tentazione è quella di restare lì, avvolti in quel passato fatto ancora di odori e di mani che si sporcano.

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