Il supporto all’allattamento dato alle mamme nei punti nascita italiani è molto disomogeneo e “la pandemia lo ha penalizzato” ancor di più. “Recuperare il terreno perso” e rendere la sua presenza uniforme negli ospedali è l’obiettivo di un documento firmato da 10 società scientifiche e federazioni professionali che riuniscono neonatologi, pediatri, ostetriche e infermieri, pubblicato in vista della settimana dell’allattamento al seno, che in corso sino al 7 ottobre.
Il latte materno, come sottolineano gli esperti, è un “vero e proprio investimento per la vita che porta benefici di salute, socio-economici ed ecologici e rappresenta l’alimento naturale ed ottimale per tutti i neonati, in particolare quelli pretermine o con patologie”. Tuttavia, da una survey condotta nel 2014 dal Tavolo Tecnico Allattamento del Ministero della Salute (ad oggi l’unica disponibile) risulta che i tassi di allattamento esclusivo sono molto variabili e vanno dal 20 al 97%. Secondo la stessa survey solo 114 punti nascita su 220 avevano una specifica policy aziendale sull’allattamento.
A questo si aggiunge il fatto che “la pandemia da Covid-19 ha, senza valide ragioni scientifiche, portato a penalizzare la relazione madre-bambino e l’allattamento in molte strutture sanitarie ha evidenziato quanto sia fondamentale una corretta politica aziendale a tutela dell’allattamento”. Nasce da qui la proposta di prevedere una politica aziendale omogenea sull’allattamento. I dipartimenti materno-infantili che riusciranno a implementarla riceveranno un riconoscimento ad hoc di ‘Ospedale per l’Allattamento’. Il progetto, coordinato da Riccardo Davanzo, presidente della Commissione Allattamento della Società Italiana di Neonatologia (Sin), vede in prima linea, tra gli altri, la Società Italiana di Pediatria (Sip), la Società di Ginecologia e Ostetricia (Sigo), la Federazione degli Ordini della Professione di Ostetrica (Fnopo).