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Bari, cagnolino azzannato e ucciso: “Più attenzione da parte delle istituzioni: aggressioni in aumento”

Pubblicato da: redazione | Mar, 4 Ottobre 2022 - 15:00

A seguito dell’episodio di aggressione a Bari quando un cagnolino è stato azzannato e ucciso da un Rottweiler, il gruppo “L’altra parte del guinzaglio”, nato spontaneamente 3 anni fa e che raccoglie oltre 2500 adesioni, chiede alle istituzioni maggiore attenzione sul fenomeno delle aggressioni.

“Purtroppo – si legge in una nota –  questi fenomeni sono in preoccupante aumento, tanto da divenire una questione di sicurezza sociale. Considerate che oggi si contano 70.000 casi l’anno in Italia, un numero enorme, una vera e propria piaga sociale che, in mancanza di vere e proprie normative, mette a repentaglio l’incolumità delle persone e degli altri animali d’affezione”.

“Nei 3 anni di vita del gruppo abbiamo monitorato avvenimenti riportati dalla stampa e raccolto testimonianze di persone vittime di aggressioni, constatando purtroppo che gli episodi sono molto più frequenti di quanto si pensi e che molte volte non vengono denunciati o segnalati – continua la nota  – Analizzando la straordinaria mole di informazioni raccolte, constatiamo che le aggressioni più frequenti avvengono a causa di custodie irresponsabili di cani con potenziale morso pericoloso (condotti senza guinzaglio, sfuggiti dalle abitazioni, sguinzagliati in passeggiata) su suolo pubblico, in centro città o zone urbane. La cronaca ultimamente ha riportato episodi gravi di aggressioni anche alle persone nelle abitazioni, a podisti, a ciclisti”.

“Le povere vittime rimangono gravemente ferite, molto spesso perdono la vita; il conduttore rimane ferito fisicamente nel tentativo di salvare il proprio cane riportando danni profondi anche a livello psicologico, tanto da dover intraprendere un percorso psicoterapeutico – prosegue la nota –  Il problema più grande riscontrato è che ci troviamo di fronte a proprietari non informati sull’attitudine di razza del proprio cane, che non hanno seguito un percorso di educazione e addestramento, che affidano la conduzione a familiari incapaci di gestire il cane o che non hanno stipulato un’adeguata assicurazione e non hanno dotato il cane di microchip per cui si dileguano senza farsi riconoscere dopo l’aggressione”.

“La scarsa informazione da parte dei proprietari sulle caratteristiche di razza e sulle esigenze etologiche dell’animale genera un altro allarmante fenomeno: le rinunce di proprietà. Il cucciolo acquistato – continua la nota –  con superficialità e inconsapevolezza, una volta divenuto adulto si rivela impegnativo e finisce con il passare la sua vita dietro le sbarre di un canile con la scarsa probabilità di venir adottato e con un costo importante per tutta la collettività. Solo l’ordinanza Martini del 2013 ha affrontato in parte il problema ma non basta: troppo spesso le autorità competenti alla prevenzione e al controllo non intervengono anche se chiamate in causa; addirittura, cani recidivi da altre aggressioni vengono valutati dalle ATS come “non pericolosi” e reinseriti in società. Questa situazione di mancanza di prevenzione, assenza di controllo e di sanzioni, superficialità e deresponsabilizzazione dei proprietari genera il dilagare di questi fenomeni aggressivi tanto da indurre molti proprietari di cani a ridurre tempo e qualità delle uscite con i propri amici a quattro zampe nel timore di incontrare cani incustoditi e potenzialmente pericolosi”.

Alla luce di questo è necessario che le istituzioni e tutti i soggetti coinvolti intervengano per: istituire percorsi obbligatori per i detentori di cani (in particolare di quelli con potenziale di morso e mole importanti) da frequentare entro 3 mesi l’adozione dell’animale; organizzare campagne di sensibilizzazione verso la cittadinanza per promuovere adozioni consapevoli e custodie responsabili; promuovere la lotta al randagismo e all’abbandono (molti cani ritenuti troppo impegnativi vengono abbandonati o lasciati in canile);  promuovere campagne per la registrazione degli animali presso l’anagrafe canina; garantire un controllo reale delle custodie responsabili dei cani specie di quelli con attitudine di razza e mole importanti tali da poterli considerare potenzialmente pericolosi; mettere in atto tutte le azioni necessarie per poter ridurre al più presto e il più possibile il fenomeno delle aggressioni; emanazione di una disciplina normativa organica che vada a tutelare l’incolumità pubblica e il benessere degli animali, tracciando per ogni soggetto le specifiche responsabilità.

“Sia chiaro che nessuno vuole puntare il dito contro particolari razze, ma si rende necessaria una valutazione oggettiva del potenziale dannoso del morso di alcuni cani, dei danni provocati da gestioni superficiali e irresponsabili, dei danni sociali che questi attacchi causano”, conclude la nota  a firma di  Claudia Scarselli,  Rosy Donato,  Laura Cosimini,  Marilena Mariani,  Simona Mascolo e  Giovanna Li Causi.

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