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Museo Civico di Bari, 40 stampe fotografiche del fondo Pastorel avviate a restauro a cura della Soprintendenza

Pubblicato da: redazione | Mar, 27 Settembre 2022 - 18:00

L’assessore alle Culture Ines Pierucci rende noto che, nella giornata di ieri, 40 stampe fotografiche del fondo Pastorel, conservate nel Museo Civico di Bari, sono state consegnate a Sandra Maria Petrillo, responsabile del laboratorio di restauro SMP e delegata della Soprintendenza per il restauro delle immagini fotografiche.

Di origine venete e scomparso a Roma, Adolfo Porry Pastorel (1888-1960) è considerato il padre fondatore del fotogiornalismo in Italia: nel corso della sua lunga carriera ha documentato avvenimenti politici, sociali e di costume del nostro Paese a partire dai tardi anni ‘10, collaborando anche con il quotidiano “Il Giornale d’Italia”.

Il Museo Civico conserva alcuni dei suoi scatti divenuti di proprietà del Comune di Bari a seguito dell’“Esposizione di guerra” del gennaio 1919 nei locali al piano terra del Teatro Margherita: le quaranta fotografie destinate al restauro immortalano eventi della vigilia della Grande Guerra, esponenti delle case reali europee e reduci e mutilati di guerra ritratti in momenti di lavoro o di rieducazione fisica. Uno degli scatti raffigura Gabriele D’Annunzio che nel maggio del 1915 dallo scoglio di Quarto incita la folla in vista dell’entrata in guerra del nostro Paese.

“Il recupero del fondo Pastorel – commenta Ines Pierucci – rappresenta un nuovo passo avanti nel percorso di valorizzazione del Museo Civico, che custodisce oltre cento anni della nostra comune storia nei fondi di arte grafica e fotografica. Molte opere fotografiche avviate a restauro sotto la supervisione del Ministero della Cultura, che colgo l’occasione per ringraziare, sono state esposte nel 1919 al Margherita e l’imminente recupero, se da un lato ne consentirà una migliore fruizione da parte del pubblico, dall’altro contribuirà a costruire una nuova consapevolezza diffusa del ruolo culturale della città di Bari negli anni del primo dopoguerra”.

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